Salerno, imponeva il pizzo del marciapiedi alla collega piccola: condannata prostituta

La minaccia: "Chiamo i servizi sociali e ti faccio togliere le bambine"

Prostitute in strada
Prostitute in strada
di Viviana De Vita
Giovedì 30 Marzo 2023, 06:50 - Ultimo agg. 08:39
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Minacciata e ricattata: per potersi prostituire sul litorale battipagliese doveva pagare il pizzo alla “collega” più anziana che, altrimenti, le avrebbe fatto togliere le bambine mostrando ai servizi sociali le sue foto mentre si prostituiva pubblicandole poi anche su facebook.

Duecentocinquanta euro alla settimana la somma che la 24enne di origini rumene ma da anni residente a Montecorvino, ha pagato per 6 lunghissimi mesi. Quando si è ribellata, però, le minacce sono diventate più pericolose coinvolgendo anche degli sfruttatori albanesi che avrebbero potuto farle del male; così quando la giovane prostituta ha trovato la “collega” davanti alla scuola elementare di Montecorvino dove si era recata per andare a prendere le sue bambine, ha capito che non poteva più fare finta di niente. Con il coraggio della disperazione è andata dai carabinieri e ha denunciato tutto. A distanza di 8 anni da quell’episodio, è arrivata la condanna per la 43enne rumena accusata di estorsione, sfruttamento della prostituzione, minaccia e violenza privata.

La sentenza, che infligge alle donna 3 anni e 8 mesi di reclusione, è stata pronunciata dalla dottoressa Cristina De Luca della terza sezione penale all’esito di un lungo dibattimento che ha proiettato un fascio di luce sulle violenze che ogni giorno sono costrette a subire centinaia di giovanissime che, giunte in Italia piene di sogni e di speranze, finiscono poi per svilirsi vendendo il proprio corpo sul litorale tra Pontecagnano ed Eboli. Il dibattimento ha ricostruito il clima di terrore e di intimidazione vissuto dalla 24enne per circa tre anni, nel corso dei quali ha sopportato le minacce della collega.

Il calvario della giovane mamma inizia nell’aprile 2015 quando comincia a prostituirsi nella zona di lido Lago a Battipaglia; il litorale è la stesso dove esercita l’imputata che non ci mette molto a dettare le sue regole: «sai come funziona» dice alla 24enne, costringendola così a pagarle il “fitto” per la piazzola.

La giovane donna paga fino all’ottobre 2015 ma quando smette di corrispondere la tangente alla collega cominciano i guai: «Se non te ne vai subito da qua, parlo con gli albanesi e sai cosa ti può succedere». Numerose e insistenti, le minacce esplodono nell’autunno 2018 quando la 38enne, pur di impedire alla 24enne di prostituirsi in quella zona, alza il tiro coinvolgendo anche le bambine della vittima.

L’indagata sostiene di essere in possesso di numerose foto che ritraggono la giovane madre mentre si prostituisce. Se la donna non pagherà il fitto, quelle immagini finiranno nelle mani delle assistenti sociali e, lei, perderà le sue figlie. Le accuse, formulate dal pubblico ministero Federico Nesso, hanno retto al vaglio dibattimentale: a parere del giudice «la condotta dell’imputata consistita nel minacciare la persona offesa che avrebbe subìto un danno ingiusto se non avesse versato una somma di danaro per prostituirsi in una zona della litoranea accessibile a tutti, configura il delitto di estorsione». Il giudice sottolinea, poi, anche la gravità delle minacce consistite «nel prospettare alla vittima la perdita della potestà genitoriale, nel far sapere ai familiari in Romania della sua attività e nella volontà di coinvolgere gli albanesi, soggetti particolarmente spregiudicati nello svolgimento dell’attività di controllo criminale dell’esercizio della prostituzione». La sentenza, pronunciata all’esito del primo grado di giudizio, rischia di non poter essere appellata. In seguito alla recente riforma Cartabia infatti, il mandato difensivo non è più estendibile al secondo grado di giudizio ma l’imputata è irreperibile e il suo legale, che ha solo 15 giorni di tempo per appellare la sentenza considerato che la motivazione è stata contestuale, non ha modo di farsi nuovamente firmare il mandato e procedere all’elezione del domicilio.

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