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Favori al consorzio, il magistrato Roberto Penna torna in libertà dopo quasi un anno

Il magistrato era ai domiciliari. Revoca delle misure anche Gallevi e Inverso

Roberto Penna
Roberto Penna
di Angela Trocini
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 1 Dicembre 2022, 08:42
3 Minuti di Lettura

Tornano in libertà il magistrato Roberto Penna, l'avvocatessa Maria Gabriella Gallevi e l'imprenditore Umberto Inverso. A revocare gli arresti domiciliari sono stati i giudici della settima sezione penale del Tribunale di Napoli (dove pende il processo) accogliendo la richiesta degli avvocati Guglielmo Scarlato ed Alfonso Furgiuele (per Penna), Giuseppe Della Monica ed Annamaria Caprio (per Gallevi) e Michele Tedesco (per Inverso).

APPROFONDIMENTI
Salerno, chiuse le indagini per corruzione
sull'ex sostituto procuratore Penna
Caso Penna, indagini chiuse
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Nuovo interrogatorio, Penna punta
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Gli imputati sono stati ritenuti responsabili, secondo quanto ricostruito dai pm Antonella Fratello ed Antonio Ardituro che hanno condotto le indagini insieme al procuratore capo Giovanni Melillo e culminate nel blitz di febbraio scorso quando vennero arrestati, di aver creato un vero e proprio «sistema» che, attraverso «soffiate e pressioni», avrebbe dovuto favorire il consorzio ReseArch.

Per l'impianto accusatorio, che è al vaglio dei giudici dibattimentali dopo il rinvio a giudizio a settembre scorso, per «ripulire» il consorzio ed evitare il rischio che lo stesso diventasse oggetto d'interdittiva antimafia fu per prima cosa trasferita la sede legale a Salerno per poi «trovare appoggi esterni per costruire una struttura blindata». Per dare al ReseArch un'immagine «specchiata», il generale in pensione della guardia di Finanza, Fabrizio Lisi (anche lui indagato) contattava ex colleghi proponendo loro incarichi direttivi prospettando il consorzio come grande occasione economica; mentre l'avvocatessa Maria Gabriella Gallevi, sempre secondo le accuse, avrebbe svolto il ruolo di trait union tra gli imprenditori di quel consorzio (Inverso e Vorro, ritenuti gestori di fatto e dominus del consorzio di imprese) e Salerno con i suoi agganci in Prefettura, presentando il ReseArch presso funzionari prefettizi per favorire la stipula di un protocollo di legalità e l'inserimento in white list (cosa poi non avvenuta). Fondamentale era anche sapere se il consorzio entrava in contatto con qualcuno o c'erano indagini o accertamenti pregiudizievoli per lo stesso. Ed è per questo, sempre secondo le accuse, che si organizza un incontro nell'ufficio in procura del magistrato, a gennaio 2021 (quando era sostituto procuratore a Salerno).

Incontro che, secondo le accuse, avrebbe gettato le basi anche per altro: per i pm partenopei, le esternazioni del magistrato Penna in merito ad indagini da intraprendere sul gruppo imprenditoriale dei Rainone che poteva dare fastidio alla ReseArch, sarebbero state «ad arte veicolate al Rainone proprio dallo stesso Inverso». Un «accerchiamento» che sarebbe servito a far ottenere incarichi all'avvocatessa (compagna del magistrato) presso la Cassa edile per il recupero crediti. Penna, Gallevi ed Inverso, che per questa vicenda rispondono di induzione indebita, avrebbero quindi indotto Rainone ad assicurare opportunità lavorative, incarichi professionali ed altre utilità alla stessa Gallevi oltre lavori di ristrutturazione presso l'abitazione. Intanto il pm Penna iniziava ad indagare sul gruppo imprenditoriale per «costruirsi un alibi». Ma il magistrato (così come gli altri indagati) ha sempre negato qualsiasi sua funzione nel cosiddetto «sistema» e di non conoscere gli interessi sottesi del consorzio ReseArch oltre al fatto che la presenza di un ex generale era sinonimo di legalità tanto da non aver avuto alcun problema ad organizzare un incontro nell'ufficio in procura a dimostrazione della sua buona fede, respingendo così tutte le accuse.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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