Frane, alluvioni, crolli: 262mila salernitani vivono in zone a rischio

Salerno, Costiera e Piana del Sele le zone a maggior rischio per gli abitanti

Una zona alluvionata
Una zona alluvionata
di Alessandro Mazzaro
Giovedì 25 Maggio 2023, 07:18 - Ultimo agg. 12:56
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Agire sulla base dei dati, consultabili liberamente da ogni cittadino, dovrebbe essere la prassi. Invece, nel caso di frane ed alluvioni (ma non solo), a prevalere è la politica dell'emergenza e della contingenza. Eppure basterebbe leggere con una discreta attenzione i report pubblicati con cadenza periodica, che somigliano sempre più a Cassandre inascoltate, per rendersi conto che l'unica soluzione ai problemi che affliggono il territorio è intervenire con cognizione di causa. La conferma arriva dal «Rapporto sulle condizioni di pericolosità da alluvione in Italia» realizzato da Ispra, uscito nel 2021 e ripubblicato in occasione della calamità avvenuta in Emilia Romagna.

Per l'area salernitana il primo numero che salta all'occhio è 262.323. A cosa corrisponde? Al numero degli abitanti che vivono in aree allagabili, pari al 23,9% della popolazione totale della Provincia di Salerno. Fra questi 25.580 (il 2,3%) vive in zone a rischio elevato, 109.659 (10%) in zone a rischio medio e 127.084 (11,6%) in zone a rischio moderato. Ispra, nell'ambito del rapporto, ha realizzato un mappa dettagliata delle cosiddette «Unità di Gestione», ambiti territoriali che corrispondono ai bacini dei corsi d'acqua maggiori. Nel salernitano rientrano quattro Unità: Sarno, Destra Sele, Sinistra Sele ed Interregionale Sele. Sul fronte Sarno (che comprende torrenti come il Solofrana), Ispra segnala che «le principali criticità idrauliche sono imputabili a mareggiate, corsi d'acqua con regime torrentizio e presenza di condizioni d'insufficienza idraulica concentrate e diffuse».

La situazione più critica è quella dell'area Destra Sele (che abbraccia la Costiera Amalfitana, il capoluogo, Pontecagnano e Battipaglia), già interessata dalla terribile alluvione del 1954, che fece 318 morti fra Salerno, Vietri sul Mare, Cava de' Tirreni, Maiori, Minori e Tramonti. Per questo Ispra divide in due ambiti il territorio in questione, cominciando dalla parte compresa fra la Costiera, Cava ed il capoluogo: «Tale area - scrive Ispra - è caratterizzata da un'elevata pericolosità per fenomeni alluvionali con elevato trasporto di materiali solidi. In essa, inoltre, sono presenti centri urbani ubicati allo sbocco dei fiumi, talvolta con tratti tombati che ne aumentano la criticità». Di qui il riferimento alla alluvione di 69 anni fa, che, a quanto pare, non ha insegnato nulla. I corsi d'acqua dell'area amalfitana, torrente Bonea e Cetus su tutti, registrano ciclicamente «piene improvvise che determinano fenomeni di colata detritica come quella che si verificò durante la storica alluvione dell'ottobre 1954, tra le più significative sia per quantità e intensità delle piogge che la originarono che per il numero di vittime registrate».

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Il secondo ambito della Destra Sele, invece, comprende i bacini dei fiumi Irno, Fuorni, Picentino, Asa e Tusciano: un'area in cui si registra «un'erosione costiera il cui trend è in crescita dal momento in cui sono aumentate le strutture portuali del capoluogo» e presso la quale si segnalano «criticità nel sistema di drenaggio nelle aree urbanizzate a causa della fitta interconnessione tra corsi d'acqua e centri abitati». Rilevante, però, è anche il problema della presenza di impianti serricoli «che incidono, anche in termini di superficie impermeabilizzata, nel mettere in crisi il sistema di canali esistenti atti a smaltire le acque di piena, creando danni all'agricoltura e alle aree circostanti specie in occasione di piogge intense». Altra area ritenuta critica è quella prossima alla foce del Sele, dove, in caso di esondazione, lo smaltimento delle acque deve avvenire attraverso delle idrovore «a causa dell'insufficiente capacità di drenaggio del sistema di canali».
In caso di forti piogge, inoltre, alto è il rischio di trasporto verso valle di materiali solidi. A chiudere il cerchio, per quel che concerne il salernitano, l'ambito territoriale posto a Sinistra del Sele, che comprende i fiumi del Cilento: Alento, Lambro, Mingardo, Capofiume, Solofrane, Testene e Bussento.

«Le numerose criticità in questa area - scrive Ispra - sono legate all'erosione costiera» ma anche alle interferenze sui corsi d'acqua dei centri costieri e pedemontani nonché alla presenza di «tratti tombati, alvei strada e aste fluviali che si interconnettono con linee di drenaggio urbano artificiali». Una situazione che, già in passato, ha provocato esondazioni «spesso accompagnate da trasporto di materiali verso il mare tutt'altro che trascurabile».
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