Nuova invasione di vespe,
a Salerno panico nel centro storico

Nuova invasione di vespe, a Salerno panico nel centro storico
di Barbara Cangiano
Giovedì 19 Maggio 2022, 06:25 - Ultimo agg. 06:43
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Prima ha provato a liberarsene posizionando, in diversi angoli del suo terrazzo, delle bottiglie contenenti aceto di vino e zucchero. Poi, vista l’invasione, ha tentato di ucciderle con la padella delle castagne, facendone fuori ben quattordici in una sola mattinata. Per il futuro pensa di adottare lo stratagemma della colla dei topi con il salame. Quello che è accaduto a Pino Adinolfi, ristoratore e residente del centro storico, sta capitando a decine di famiglie che, puntualmente, con l’arrivo del caldo, si trovano a dover fare i conti con un nemico insidioso, la vespa orientalis. Riconoscerla è facile, perché ha una colorazione rossiccia e presenta una lunga banda di colore giallo. È carnivora e non è affatto innocua, non solo per le api, che si diverte a sterminare in blocco, ma anche per gli uomini, perché una sua eventuale puntura può causare uno choc anafilattico: «C’è poco da stare allegri – commenta Adinolfi – Ormai questa specie infesta tutta la parte antica della città. Il perché è presto spiegato. Questi animali sono abituati a fare i nidi nei tronchi degli alberi o negli edifici abbandonati di cui purtroppo questa zona di Salerno è ricca. Il risultato è che rendono la vita impossibile a chi ci abita e purtroppo è veramente difficile riuscire a liberarsene. Tre anni fa fecero il nido nel sottotetto del mio condominio e fummo costretti a chiamare i vigili del fuoco. Adesso la situazione è decisamente peggiorata e c’è gente che per paura rinuncia a prendere una boccata d’aria fuori al balcone». 

Ne sa qualcosa Mariolina Alfano: «Abito al primo piano e quindi, quando qualche incivile si disfa indiscriminatamente dei rifiuti, devo necessariamente tenere le finestre chiuse, anche se fa un caldo insopportabile, altrimenti queste vespe mi entrano in casa e sono letteralmente terrorizzata. Ho segnalato a diverse autorità il caso, ma da quanto ho capito gli stessi vigili possono intervenire solo se c’è un nido o una situazione di oggettivo pericolo. Fatto sta che vivere così è faticoso. Mi appello al buon cuore dell’Asl e del Comune affinché facciano un monitoraggio certosino della situazione del centro storico, magari servendosi di un drone, per capire come ucciderle e lasciarci sereni». L’anno scorso le vespe orientalis sterminarono le api che erano ospitate in un’arnia del Giardino della Minerva. Quest’anno l’arnia è tornata, con una nuova famiglia e una serie di modifiche per scongiurare il rischio che l’episodio possa ripetersi: «La nuova struttura è mimetizzata, ha ingressi più piccoli e abbiamo disseminato esche in tutto il Giardino – racconta il direttore Luciano Mauro – Siamo in allerta perché questa è la stagione dell’anno in cui le regine cercano i luoghi per fare i nidi e a breve le vedremo arrivare in blocco». Il problema è talmente sentito che nei mesi scorsi, nell’antico orto dei semplici, fu tenuto un convegno fortemente voluto dall’ex consigliere comunale Sara Petrone, alla presenza di un pool di esperti che fornirono dei consigli utili agli abitanti del centro storico.

Salerno, quel palazzo sui gradoni infestato da topi e insetti

«Ma la questione deve essere risolta con una strategia radicale e definitiva, perché questa specie che ormai è diventata autoctona, sta proliferando senza argini considerato che non ha antagonisti all’interno dell’ecosistema urbano», chiarisce Petrone.

L’assalto all’arnia ha poi portato a galla diversi episodi registrati in precedenza, sia nella parte bassa del centro storico e soprattutto nella parte alta, dove il degrado è maggiore. Quando la casetta di legno fu consegnata al Giardino, nel corso di una cerimonia alla presenza del sindaco Vincenzo Napoli, nessuno immaginava che le api potessero essere minacciate. Uno sciame di vespe orientalis è stato avvisato di recente anche all’altezza delle vecchie carceri ed è probabile che proprio qui, tra le stanze abbandonate da anni degli ex edifici mondo, abbiano trovato dimora.

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