Salerno, l'omicida fa scena muta:
«Ma è confuso e pentito»

Salerno, l'omicida fa scena muta: «Ma è confuso e pentito»
di Angela Trocini
Sabato 16 Luglio 2022, 09:46
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L'omicida Giuseppe Buono si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip Piero Indinnimeo del Tribunale di Salerno che non ha convalidato il fermo emettendo però ordinanza di custodia cautelare in carcere per l'omicidio della 91enne Maria Grazia Martino e per il tentato omicidio della sorella 87enne Adele. Al momento l'ex badante (reo confesso) delle due sorelle aggredite sabato ad ora di pranzo nella loro casa in via San Leonardo, ha preferito non rispondere alle domande del giudice nell'interrogatorio di garanzia in quanto ancora «molto confuso, provato e pentito, oltre che scioccato, per quanto commesso» ha detto l'avvocatessa Assunta Mutalipassi, all'uscita del carcere di Fuorni dove l'indagato è ristretto in isolamento (sembra che all'interno della casa circondariale girino voci di eventuali minacce nei confronti del Buono), esprimendo al tempo stesso la propria solidarietà alla famiglia Martino per la «grave perdita subita con la morte della signora Maria Grazia» e facendo gli auguri di «una pronta guarigione alla signora Adele», attualmente ricoverata in gravi condizioni (anche se non in pericolo di vita) per trauma cranico e ferite varie.

Nel pomeriggio è stata effettuata anche l'autopsia, durata quattro ore, sul corpo di Maria Grazia Martino: al medico legale Casaburi, nominato dai pm Licia Vivaldi ed Alessandro Di Vico, si sono affiancati anche il perito di parte (il dottor Francesco Lombardo nominato dal difensore di fiducia dell'indagato) e la Polizia scientifica che ha effettuato i rilievi in casa repertando anche impronte e la traccia di una scarpa maschile della stessa marca di una scatola ritrovata vuota a casa di Buono (un elemento probatorio fondamentale così come i frame delle telecamere di videosorveglianza private che hanno ripreso l'uomo mentre entrava ed usciva da casa Martino). Per i risultati dell'autopsia (tra esami istologici e quelli sui vari reperti) dovranno trascorrere 60 giorni: da una prima analisi non sembra sia stato chiarito cosa abbia provocato la ferita alla testa di Maria Grazia. Se il colpo con il bastone di ferro o la caduta dalle scale. E sarebbero stati effettuati ulteriori accertamenti sul luogo del delitto oltre a quelli sul corpo della 91enne salernitana. Giuseppe Buono, di Maddaloni ma da alcuni anni residente a Saragnano di Baronissi, è stato fermato dagli agenti della Squadra Mobile di Salerno (agli ordini del vicequestore Di Palma) mercoledì notte difronte ad una quadro indiziario molto chiaro tanto da convincere la Procura (diretta dal procuratore capo Borrelli) ad emettere il provvedimento d'urgenza nei confronti del 41enne che si è introdotto a casa Martino per cercare i canoni di fitto che le varie proprietà immobiliari fruttavano mensilmente alle due sorelle. E lui lo sapeva bene avendo lavorato per loro un paio di mesi a fine 2021.



E proprio mentre rubava i soldi dei canoni di fitto (3400 euro, trovati poi in suo possesso, sebbene in casa ci fossero 380mila euro in contanti riposti in un paio di scatole nella camera da letto di Isidoro Martino che, allettato, viveva insieme alle sorelle), l'uomo è stato sorpreso dalle due donne che sono state colpite con un bastone che l'omicida ha riferito di aver abbandonato in un cassonetto dei rifiuti, per poi cadere per le scale (probabilmente Adele ha travolto Maria Grazia). Dalla visione dei filmati gli investigatori hanno ricostruito che il raid all'interno della casa a due piani, che si affaccia da un lato in via San Leonardo e dall'altro in via Carrari, è avvenuto sabato ad ora di pranzo: Buono si è introdotto a casa Martino scavalcando il muro laterale intorno alle 13 di sabato per poi uscirne intorno alle 13,30 (la porta di casa era socchiusa, come da abitudine delle due donne). Trenta minuti in cui, in quella villetta, è accaduto l'inferno. Chiusa a chiave la camera da letto in cui Isidoro Martino era a letto, Giuseppe Buono ha iniziato a rovistare tra i mobili conoscendo bene luoghi e la disposizione delle varie camere, forse in cerca di altri soldi (nel primo interrogatorio l'omicida ha riferito di non sapere del «tesoretto» nascosto) per poi fuggire lasciando in una pozza di sangue le due donne.
 

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