Salerno, il calvario delle Martino colpite
dall'ex badante con un bastone di ferro

Salerno, il calvario delle Martino colpite dall'ex badante con un bastone di ferro
di Angela Trocini
Venerdì 15 Luglio 2022, 11:05 - Ultimo agg. 16 Luglio, 09:47
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L'ex badante Giuseppe Buono aveva continuato a mantenere cordiali rapporti con tutta la famiglia Martino che lo aveva aiutato anche a conseguire la patente di guida. Non solo, quindi, con le sorelle Maria Grazia ed Adele per le quali, alla fine del 2021, aveva prestato servizio per un paio di mesi, imparando a conoscere sia le loro abitudini ma anche, probabilmente, la grossa disponibilità economica delle «signorine» (come in via San Leonardo venivano affettuosamente chiamate dai residenti della zona) e del fratello Isidoro, allettato, che vive insieme alle due donne. E di sicuro il 41enne di Maddaloni, ma residente a Saragnano di Baronissi, era a conoscenza dell'abitudine - da parte delle due anziane - di lasciare la porta d'ingresso socchiusa.

Da quella porta, dopo aver scavalcato un muretto laterale che porta all'interno di una corte attigua all'abitazione, l'omicida è entrato in casa Martino alla ricerca dei canoni di fitto che le due anziane ricevevano mensilmente da varie proprietà. Forse non immaginava di essere scoperto subito, appena presi i 3400 euro (poi rinvenuti nella sua disponibilità durante la perquisizione effettuata a suo carico dai poliziotti della Squadra Mobile di Salerno) dalla borsa di una delle due donne. A quel punto Giuseppe Buono ha perso la testa: di sicuro la 91enne Maria Grazia e la 87enne Adele, per lo spavento, hanno iniziato ad urlare e si siano voltate nel tentativo di fuggire e chiedere aiuto. L'ex badante era armato con un bastone di ferro (poi abbandonato in un cassonetto dei rifiuti come ha confessato lo stesso omicida) con cui avrebbe colpito alla nuca Adele (la donna è ora ricoverata nel reparto di Neurologia per un trauma cranico ed anche una frattura ad un dito della mano, alzata forse nel tentativo di proteggersi). Dalla ricostruzione effettuata dagli inquirenti, nel cadere dalle scale, Adele avrebbe travolto la sorella Maria Grazia che è deceduta (oggi pomeriggio è prevista l'autopsia, affidata al medico legale Casaburi, per capire se e in quale parte del corpo sia stata colpita dall'omicida).

Il raid all'interno della casa è durato una mezzora: sequestrate le telecamere di video sorveglianza private, dalla visione dei frame, gli inquirenti hanno potuto vedere che Giuseppe Buono ha scavalcato il muretto lungo via Carrari alle 13 di sabato per allontanarsi dall'abitazione alle 13,30. In quel frangente, oltre a colpire le due sorelle, avrebbe anche continuato a cercare altro denaro nelle altre stanze non prima di aver chiuso a chiave (dall'esterno) la camera da letto in cui Isidoro trascorreva l'intera giornata essendo allettato. Ed è proprio in questa camera che i Martino nascondevano un vero e proprio «tesoretto»: 380mila euro in contanti riposti in un paio di scatole. Di questi soldi, forse, Buono non era a conoscenza: almeno così ha riferito ai sostituti procuratori Alessandro Di Vico e Licia Vivaldi (alla presenza dell'avvocatessa Assunta Mutalipassi, difensore di fiducia) al momento del fermo di indiziato di delitto per omicidio, tentato omicidio e rapina impropria (questa mattina, davanti al gip Piero Indinnimeo, è prevista l'udienza di convalida del provvedimento adottato d'urgenza su disposizione della procura salernitana).

Le indagini sull'efferato episodio sono state velocissime: scoperto il delitto domenica mattina, quando una nipote delle Martino ha dato l'allarme preoccupata di non aver sentito le zie, gli agenti della Mobile di Salerno (agli ordini del vicequestore Di Palma) coordinati dalla locale Procura della Repubblica già nella giornata di lunedì avevano effettuato un primo accesso nell'abitazione dell'uomo. Individuato il presunto responsabile attraverso la visione dei filmati delle telecamere (ore ed ore, anche se si aveva già la certezza che i fatti erano accaduti prima delle 17 di sabato in quanto Isidoro Martino aveva riferito agli inquirenti che quel giorno le sorelle non gli avevano portato la cena, cosa che facevano sempre a quell'ora), i rilievi della Scientifica avevano isolato un'impronta appartenente ad una scarpa maschile di una certa marca. Ebbene una scatola, vuota, di quella marca di scarpe, è stata trovata a casa di Giuseppe Buono. Una serie di indizi che ha convinto la Procura salernitana ad ad emettere il fermo del 41enne eseguito mercoledì notte dai poliziotti. A Baronissi Giuseppe Buono, che svolgeva lavori saltuari di imbianchino, era andato a vivere nel 2018, trasferitosi a casa della compagna (che ha una figlia), in via Cirillo nella frazione Saragnano. Ma, probabilmente, faceva avanti e indietro tra la provincia di Caserta e il centro della Valle dell'Irno dove, a quanto pare, nessuno lo conosce. L'unico luogo che pare abbia frequentato in questi anni, un bar di via Del Corso.
 

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