Salerno, la spiaggia libera è un carnaio:
«Ressa persino in acqua zero controlli»

Salerno, la spiaggia libera è un carnaio: «Ressa persino in acqua zero controlli»
di Barbara Cangiano
Venerdì 26 Giugno 2020, 08:20 - Ultimo agg. 11:18
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Il Covid non fa più paura. Almeno in spiaggia. Perché «ormai è chiaro che qui in Campania non c'è nessun pericolo e in ogni caso, se non moriamo per colpa del virus, di sicuro moriamo di caldo», taglia corto Assunta Liguori, assidua frequentatrice della spiaggia libera adiacente quella dell'hotel Baia, che nel primo torrido giovedì dell'estate 2020 si è trasformata in un carnaio. Addio distanze di sicurezza. Evaporate per colpa dell'afa come il divieto di assembramento e di stanziamento dei bagnanti sulla battigia imposto dall'ultima ordinanza regionale. L'allegato 4 del provvedimento numero 56 firmato dal presidente Vincenzo De Luca prevede anche la separazione minima di un metro e mezzo tra le attrezzature e di almeno 3,2 metri da palo a palo tra gli ombrelloni in modo da garantire una superficie di circa 10 metri quadrati. Di tutto questo, sul litorale salernitano, non c'è traccia nei giorni infrasettimanali. Peggio ancora nei week end, quando a mare si riversa circa il doppio degli utenti. «La situazione è intollerabile - spiega un'avvocatessa salernitana che preferisce restare anonima - Allerterò i carabinieri, perché questo muro umano è una vergogna. Tutti hanno diritto a farsi un bagno e so bene che pochi hanno la possibilità di spendere 15 euro per un lettino e un ombrellone. Ma è altrettanto vero che l'epidemia non è finita e che chi dovrebbe vigilare non lo fa».

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Il dito è puntato contro l'amministrazione comunale, che dopo le proteste dei balneari ha fatto dietrofront in merito al piano per la fruizione in sicurezza degli arenili, affidandosi al buon senso dei bagnanti. «Ma è evidente che non basta - stigmatizza una cliente della Baia, indicando gruppi di decine di persone ammassate su un fazzoletto di spiaggia libera - Cerchiamo di non buttare i sacrifici fatti finora». Se infatti i lidi hanno dovuto tagliare file di ombrelloni per garantire il distanziamento, provvedendo, in molti casi, anche al servizio di prenotazioni on line, con lo scopo di evitare le file, laddove mare e sabbia non richiedono ticket di ingresso, il rispetto delle regole anti contagio è un'utopia. «Siamo assembrati? E che male c'è. Ci conosciamo tutti, siamo amici. La sera usciamo insieme, mangiamo e beviamo insieme. Perché dovremmo tenerci lontani?». Marco Santoro ha sedici anni e con i suoi compagni di classe frequenta ogni giorno la spiaggia libera: «Oggi siamo qui vicino alla Baia - dice - Domani chissà, ci piace spostarci. Alla nostra età non abbiamo soldi per andare al lido e qui nessuno ci viene a scocciare. Del contagio non ci preoccupiamo, ma non perché siamo irresponsabili: non ci sono tanti casi per cui doversi preoccupare».
 

 

Tra cicche e lattine abbandonate sulla riva, cartacce e residui alimentari che sono tornati in vetrina insieme alle folle di bagnanti, l'unico a indossare la mascherina è un venditore ambulante di nazionalità pakistana. Con il suo espositore di anelli, collane e cover per i cellulari, gira sotto il sole rovente: «Io la mascherina continuo a metterla - ammette - Non mi sento per nulla sicuro. Basta un attimo che si torna al passato e un secondo lockdown sarebbe la morte per chi come me vive alla giornata. C'è troppa gente, lo so. Ma almeno spero di fare qualche affare, proteggendomi la salute come posso». I gruppi più nutriti - e più ravvicinati - vedono protagonisti i giovanissimi. «Abbiamo fatto da poco l'esame di terza media e dopo tanti mesi chiusi in casa vogliamo goderci l'estate - racconta Marika, 13 anni - Tra di noi non stiamo a distanza perché ci conosciamo bene, lo facciamo con gli sconosciuti».
Ma al di là della fondatezza della scelta, è difficile anche questo, perché lo slalom tra teli e lettini a cui eravamo abituati dodici mesi fa è tornato a riproporsi esattamente come prima. «Non si può stare - tuona Luisa Gallo - Sono arrivata da poco per far fare un bagno a mia figlia, ma sono costretta ad andarmene. Perfino in acqua si sta troppo vicini a meno di non volersi allontanare dalla riva e io con una bambina piccola non posso farlo. Sarebbe stato meglio se il Comune avesse provveduto a sistemare gli arenili, come hanno fatto altre amministrazioni. A questo punto, non potendomi permettere il lido tutti i giorni, me ne andrò a Pontecagnano dove mi dicono che c'è maggiore rispetto delle regole».

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