Salerno. Stalking condominiale, notaio rinviato a giudizio

Salerno. Stalking condominiale, notaio rinviato a giudizio
di Viviana De Vita
Sabato 18 Giugno 2016, 12:09 - Ultimo agg. 12:44
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Le occhiate scoccavano ad ogni incontro e, banali questioni condominiali, si trasformavano sistematicamente in pretesti per litigare. Lui, un illustre notaio, ogni qualvolta incrociava per le scale o nell’androne del palazzo l’ingegnere e la sua consorte non perdeva occasione per molestarli. All’interno del condominio, le litigate tra i due professionisti erano divenute proverbiali così come l’abitudine del notaio di «scuotersi come percorso da un tremito convulso» ogni qualvolta vedeva l’ingegnere e la moglie oppure di cantare strofette irriverenti di canzoni napoletane al loro passaggio e di “mugugnare” parole incomprensibili al loro indirizzo. 

Una convivenza sempre più difficile i cui risvolti approderanno ora in un’aula di giustizia. Il rinvio a giudizio è stato disposto ieri dal gup del tribunale di Salerno Ubaldo Perrotta che ha fatto scattare il processo a carico del notaio di 63 anni, assistito dall’avvocato Ciro Arino, che dovrà presentarsi il prossimo 24 ottobre davanti alla dottoressa Dezio del tribunale di Salerno con l’accusa di stalking. Cadute, invece, le ipotesi di reato di ingiuria, ormai depenalizzata, e diffamazione. I due coniugi si sono costituiti parte civile attraverso l’avvocato Valentina Restaino e, in caso di condanna, avranno diritto al risarcimento dei danni. Secondo le accuse della Procura cristallizzate dal sostituto procuratore Francesca Fittipaldi, titolare del fascicolo, quegli «sfottò» devono configurarsi come vere e proprie condotte persecutorie, tali da ingenerare nelle vittime, «un perdurante e grave stato di ansia e di paura insieme al timore per la propria incolumità». 

I litigi tra i due professionisti – il notaio che all’interno del condominio di via Bottiglieri ha il suo studio professionale – e l’ingegnere che con la sua famiglia abita lì, affondano le radici negli anni e molti di quei diverbi si sono già straformati in procedimenti civili. Pretesti banalissimi che, portati all’ordine del giorno nelle accese riunioni di condominio, finiscono poi puntualmente davanti al giudice: l’ultimo caso riguarda la porta antistante il cortile che sarebbe stata scheggiata dal cavalletto della moto dell’ingegnere. 

 
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