Si conclude mercoledì 21 settembre la sezione dedicata ai borghi invisibili, in quel di San Cipriano, con il racconto drammatizzato di Domenico Notari «Il fanciullin cortese» ispirato a Benedetto Croce e Jacopo Sannazaro Il comune di San Cipriano Picentino è noto per aver ospitato due celebri intellettuali italiani: il poeta Jacopo Sannazaro ed il filosofo Benedetto Croce. Il primo visse circa venti anni nel comune picentino, il secondo dimorò nel palazzo Petroni.
La 25° edizione de’ «A Chiena», programma unitario di percorsi turistici di tipo culturale, naturalistico ed eno-gastronomico di portata nazionale e internazionale - , firmato da Antonello Mercurio, chiuderà la sua sezione teatrale Borghi Invisibili, affidata alla creatività e alla regia di Pasquale De Cristoforo, in San Cipriano Picentino.
Nel luglio 1883, nella sciagura di Casamicciola, Benedetto e suo fratello perdono il padre, la madre e la sorella minore. Mariannina Croce, sua zia, residente a San Cipriano Picentino, si prese cura del giovane Benedetto e di suo fratello minore. La zia aveva sposato Don Francesco Petroni, appartenente ad una famiglia molto importante del posto e in quella stessa casa, il giovane Benedetto compose Canti d'Amore e il Rito dell'Accoglienza Nuziale Sanciprianese, pubblicato a Napoli nel 1884, ma non solo, conobbe anche il suo amore Angelina Zampanelli la compagna a tempo pieno, che merita di esserci proprio per rappresentare l’aspetto improprio di tante donne delle élites, essere valido specchio di coloro che amano e lasciano risplendere. Il giovane Benedetto viene salvato, distolto dall’atto infausto, da un Jacopo Sannazaro ragazzino, altro ospite illustre di San Cipriano che lancia un sasso contro i vetri della finestra di Benedetto e gli fa dimenticare il colpo in canna della pistola.
Evocato da Domenico Notari con i versi della I ecloga della sua Arcadia, il Sannazaro dedicò al feudo di sua madre Masella di Santomango, altri splendidi versi: «Vi è tra i monti una valle bellissima sulla quale sovrasta, ergendosi al cielo, la rupe Cerreta», inclusi in «Quod pueritiam egerit Picentinis», dove nei silenzi e nelle solitudini di questo agreste soggiorno, probabilmente cominciarono ad affiorare certe inclinazioni malinconiche, rese allora più sottili dal rimpianto di una fanciulla conosciuta e vagheggiata a Napoli, identificabile in Carmosina Bonifacio.