San Matteo in piazza a Salerno,
c'è posto per duemila fedeli

San Matteo in piazza a Salerno, c'è posto per duemila fedeli
di Giuseppe Pecorelli
Sabato 18 Settembre 2021, 09:07 - Ultimo agg. 09:44
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«Sarà possibile accedere alla piazza solo per il numero stabilito di duemila persone, che avranno garantito il posto a sedere con il dovuto distanziamento. Coloro che sono in possesso di invito nominativo avranno accesso alla piazza attraverso il varco prospiciente il molo Manfredi; tutti coloro che intendono presenziare alla celebrazione - fino al raggiungimento della capienza stabilita - entreranno attraverso un varco aperto in corrispondenza del lungomare. Per la sicurezza di tutti coloro che prenderanno parte alla celebrazione è fortemente raccomandato l'uso della mascherina con il possesso del certificato di vaccinazione. Sarà assicurata la ripresa televisiva per coloro che rimarranno a casa». Lo scrive l'arcivescovo Andrea Bellandi al termine di una lettera inviata ieri ai fedeli di Salerno-Campagna-Acerno in cui chiarisce alcuni aspetti pratici relativi al Pontificale di San Matteo, presieduto, alle 18 di martedì 21 settembre, in piazza della Libertà, dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, e concelebrato dai vescovi della Campania.

In sintesi dunque: l'area potrà accogliere duemila persone, che potranno accedervi da un doppio ingresso. Il primo, da molo Manfredi, è destinato a sacerdoti, autorità pubbliche, portatori che avranno un invito nominativo; il secondo, da lungomare, sarà invece aperto a tutti i fedeli e non prevederà alcuna forma d'invito specifico. Non è obbligatorio, ma fortemente raccomandato, il green pass. L'arcivescovo ribadisce inoltre le ragioni della scelta di non tenere il Pontificale in duomo: «Potevamo limitarci alla consueta celebrazione Pontificale in cattedrale, al mattino, con la presenza limitata al solo clero, alle autorità e a qualche rappresentanza di categorie, ma ho ritenuto, invece, opportuno dare un segno di vicinanza del Patrono (e della Chiesa) all'intera città chiedendo che - eccezionalmente - la celebrazione avvenisse in un luogo che potesse permettere una maggiore affluenza di persone, pur sempre con un numero obbligatoriamente contingentato: duemila posti a sedere, in ogni caso quasi dieci volte tanto di quelli possibili in cattedrale». Ieri mattina intanto monsignor Bellandi è accolto nella casa circondariale Antonio Caputo di Fuorni, dove presiede la Messa per i detenuti delle sezioni maschile e femminile, gli agenti di Polizia penitenziaria, il personale amministrativo e i volontari dell'associazione Migranti senza frontiere. È accolto da don Rosario Petrone, cappellano e direttore dell'ufficio diocesano di pastorale carceraria, che chiede attenzione per la condizione dei carcerati, la cui privazione di libertà ha acuito le sofferenze della pandemia.

«La situazione, già precaria e sofferta che ogni detenuto vive di fronte al tema del giudizio della pena - rileva il sacerdote nel saluto introduttivo - diventa, in questo ambiente, a volte insopportabile, perché gravata da tante condizioni che rendono quell'esistenza ai limiti dell'accettazione umana. Il Covid ha messo in luce tanti limiti che l'istituzione carceraria vive: ambienti, manutenzione, personale, sicurezza, dignità, rispetto dei diritti, reinserimento sociale, percorso educativo, sospensione della celebrazione eucaristica, frequentazione dei volontari. Dove la persona umana non è valorizzata non vi è spazio per altro, solo un desolante e disperato vuoto. Tutto questo ha contribuito ad accrescere la sofferenza dei detenuti, insieme a quella degli addetti». È urgente l'intervento delle istituzioni, ma è la mentalità a dover cambiare: «Occorre una rivoluzione culturale, un risveglio delle coscienze, una presa di coscienza totale». Il pensiero di don Petrone è condiviso anche dalla direttrice Rita Romano, che al termine accompagna l'arcivescovo attraverso le varie sezioni dove i detenuti, che non hanno preso parte al rito, ricevono la benedizione con le reliquie del braccio di San Matteo.

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