San Matteo, la protesta dei lumini
divide i commercianti: «Gesti più forti»

San Matteo, la protesta dei lumini divide i commercianti: «Gesti più forti»
di Barbara Cangiano
Mercoledì 21 Settembre 2022, 08:24
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Nonostante il caro bollette, le luci nel centro e nel centro storico restano quasi tutte accese su salernitani e turisti che si preparano a festeggiare il Santo Patrono. Se via Irno, via Nizza e via Eugenio Caterina, per il secondo giorno di seguito, sono rimaste praticamente al buio, in altri quartieri della città la protesta dei lumini messa in campo da un comitato spontaneo di piccoli e medi imprenditori per dire basta ai prezzi alle stelle delle bollette, non sembra aver avuto ancora il successo sperato. Certo, c'è tempo fino a sabato e in molti sono fiduciosi anche nell'appuntamento di domani, quando gli operatori del commercio si raduneranno coi propri mezzi aziendali presso il parcheggio dello stadio Arechi e in corteo sfileranno sino a piazza Amendola dove chiederanno di incontrare il prefetto.

Ma c'è anche chi avrebbe preferito iniziative più radicali. È il caso di Tullio Ventura dell'Emanuel Cafè: «I lumini li abbiamo accesi e abbiamo spento le insegne, ma siamo in pochi - dice - Per far sentire veramente la nostra voce e spingere anche il Comune ad esserci vicini per trovare una soluzione avremmo dovuto abbassare le saracinesche nella giornata di San Matteo. Ma tutti in blocco, bar, ristoranti, rosticcerie, pasticcerie. Tanti colleghi sono pronti a chiudere da ottobre a dicembre in attesa che il Governo si svegli e prenda provvedimenti». A puntare il dito contro Palazzo di Città, anche se per altri versi, è Lucio Iuliano del bar Arienzo: «Il caro bollette è un problema nazionale che spetta ai nostri rappresentanti risolvere, perché vedersi recapitare richieste di denaro di ottomila euro è una follia - dice - A questo si aggiunge un'altra follia: nel giorno di San Matteo, a partire dalle 10 del mattino e quindi con circa otto ore di anticipo rispetto alla processione, dovremmo sgomberare gran parte dei nostri arredi esterni. Il motivo è del tutto incomprensibile, ma è un ulteriore danno che questa volta arriva direttamente da casa nostra, come se la situazione fosse rosea. Intanto ho 12 dipendenti a cui comunque devo pagare gli straordinari anche se gli incassi saranno ridotti».


E ai dipendenti guarda anche Pietro Lamberti del panificio Sant'Agostino, che, essendosi visto triplicare la bolletta dell'energia elettrica ammette di non essere riuscito ad essere puntuale nel pagamento delle spettanze a chi lavora al suo fianco: «Prima avevo un ristorante che a causa della pandemia ho chiuso. Mi sono reinventato un lavoro perché provengo da una famiglia di panificatori. Adesso i costi alle stelle. Mi spieghino come si può fare per andare avanti. E i clienti sono in difficoltà: con l'aumento di dieci centesimi del latte i cartoni sono tutti lì nel frigorifero e non era mai successo prima». Luigi Grimaldi del vicino ortofrutta Da Idarella è sconfortato: «I costi sono lievitati, i nostri prezzi alla clientela no, sarebbe stato un suicidio. La concorrenza è spietata. Ho acceso il lumino, ma il Governo deve smetterla di prenderci con i fondelli. Bastava copiare quello che si è fatto negli altri Paesi europei e ridurre l'Iva al 4 per cento». Secondo Mario Citro del bar Arechi, che pure ha aderito alla manifestazione, l'aumento dell'energia è stato pari al 40 per cento, motivo per cui «siamo stati obbligati a ritoccare i listini con aumenti del 10 per cento. Mi auguro che ci sia uno sgravio fiscale almeno sulle buste paga dei lavoratori». A sostegno dei lumini si è schierato anche lo chef di fama nazionale Gabriele Bonci che, intercettato a Mariconda, si è prestato a un video che ha fatto il giro dei social.

Intanto ieri a protestare c'erano anche gli ambulanti dell'Anva, che hanno incontrato il sindaco Vincenzo Napoli e l'assessore Alessandro Ferrara. Fumata nera: la fiera di San Matteo non si farà nel sottopiazza della Concordia e il contentino di piazza Gloriosi, a Torrione, dove tra l'altro la processione non passa, è stato rifiutato.

Uno spiraglio si è aperto per l'anno prossimo, ma Aniello Cro Pietrofesa è determinato: «Ognuno si regolerà come crede, intanto devono garantirci incontri quindicinali per risolvere i nostri problemi, a partire dalla gestione del lungomare». Oggi ognuno farà secondo coscienza: c'è chi minaccia di occupare le zone centrali, chi di seguire la processione da fedele e chi di farlo con fischietto al seguito.

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