«Sanità, De Luca favorisce Salerno»: la Cisl non firma accordo sulle indennità

Indennità di disagio nella sanità: il 25% dei fondi vanno a Salerno. La polemica della Cisl

Il governatore Vincenzo De Luca
Il governatore Vincenzo De Luca
di Sabino Russo
Venerdì 17 Marzo 2023, 06:55 - Ultimo agg. 11:49
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«Come al solito De Luca, quando c’è da distribuire risorse per la sanità premia Salerno a danno di altri». Per questo motivo, la Cisl Funzione Pubblica della Campania non firma l’accordo con la Regione sulle indennità di disagio al personale sanitario previste dal contratto. Il «no» della sigla sindacale è legato anche al rifiuto da parte degli uffici della giunta di limitare l’erogazione solo al pronto soccorso. In sostanza, si tratta dei fondi Inail utilizzati per gli infortuni sul lavoro, per i quali la Regione ha deciso di premiare con queste indennità, che sono previste dal contratto nazionale, agli operatori del 118, che si aggiungono ai medici di medina generale e al personale dei pronto soccorso. Il riparto dei fondi, come fanno sapere fonti di Palazzo Santa Lucia, viene assegnato sulla base degli standard del fabbisogno (le dotazioni di personale dei pronto soccorso) e la media degli accessi in pronto soccorso degli ultimi 4 anni. 


«La Campania - sottolinea il leader sindacale Fp Lorenzo Medici - come sempre si sente un piccolo staterello, dove il di turno pensa di emanare un editto e gli altri devono applaudire. Noi non siamo disponibili a farlo, perché ancora una volta si mettono in atto differenze assurde ed inspiegabili». Medici si riferisce all’esclusione dalle indennità degli operatori addetti ai punti di primo intervento di emergenza territoriale e alle centrali operative del 118, «che tutte le altre regioni hanno inserito, comprendendo l’intera rete di emergenza, come se noi appartenessimo ad un altro paese». Per il sindacato appare strana l’attribuzione delle somme. Su un totale di 2 milioni e 900 mila euro da assegnare alle 7 Asl e alle 10 aziende ospedaliere, 625 mila euro vanno a Salerno, il 25 per cento circa del totale. «Incredibile - dice Medici - se rapportato al Cardarelli di Napoli, destinatario solo di 140 mila euro, al fronte degli enormi accessi giornalieri di pazienti provenienti da tutta la Campania e dall’intero Mezzogiorno. Spiace che le altre sigle accettino questi accordi al ribasso, ai quali ci opporremo sempre. Rivendichiamo che l’attribuzione delle risorse contrattuali del fondo destinato ai lavoratori avvenga nel rispetto dei parametri oggettivi e dell’equilibrio territoriale, perché le altre 4 province non sono figlie di un dio minore». 

Come spiegano fonti di Palazzo Santa Lucia, l’Asl Salerno, che copre una realtà territoriale che si estende da Sapri a Scafati ed ha molti presidi di pronto soccorso, conta un numero di accessi di gran lunga superiore al Cardarelli di Napoli o a qualsiasi altra azienda ospedaliera, che annovera un solo pronto soccorso. Alla stessa azienda Ruggi, che gestisce cinque nosocomi, sono andati circa 200mila euro. «L’Asl Salerno ha ricevuto i fondi in base a una ripartizione procapite degli addetti, secondo la Regione, all’interno dei pronto soccorso e osservazione breve intensiva – spiegano Alfonso Della Porta e Pietro Antonacchio della Cisl Fp di Salerno – Complessivamente, il dato deve essere sommato rispetto al territorio con tutte le aziende che operano nel napoletano, che sono molto più numerose di quelle salernitane.

Su Salerno operano l’Asl e il Ruggi e hanno dei modelli organizzativi che secondo la Regione hanno necessità di essere finanziati con quelle quote. La stessa cosa è stata fatta nel napoletano, assegnando dei fondi parametrati in base a criteri che sono assurdi, non coerenti con il fabbisogno assistenziale e con l’organizzazione delle aziende. È inopinabile che la Regione sulla sanità non sta operando bene». Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo della Lega alla Regione. «A causa di una serie di differenze ingiustificate e irragionevoli in termini di distribuzione delle risorse – scrive – non solo si danneggia il personale che con sacrificio e abnegazione, e in condizioni spesso proibitive, ha svolto e continua a svolgere un eccezionale lavoro, ma persiste questo modello di gestione totalmente clientelare della sanità».

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