Salerno, bidelli con diplomi falsi: il Tar chiude una scuola paritaria

Bocciato il ricorso dell'istituto contro il provvedimento dell'Ufficio scolastico regionale

Nel mirino i titoli per scalare le graduatorie dei bidelli
Nel mirino i titoli per scalare le graduatorie dei bidelli
di Gianluca Sollazzo
Lunedì 20 Marzo 2023, 04:45 - Ultimo agg. 21 Marzo, 09:48
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Scandalo senza fine dei diplomi falsi a bidelli per scalare le vette delle graduatorie. Il Tar Salerno, con sentenza definitiva, dà ragione all’Ufficio scolastico regionale nella decisione di revocare il riconoscimento di scuola paritaria ad un istituto privato della provincia di Salerno accusato di aver emesso titoli di diploma falsi. La scuola paritaria, finita nel mirino della Procura, ha cessato quindi la sua attività didattica, sgomberando i locali per sempre.

Il titolare e legale rappresentante della scuola paritaria aveva proposto ricorso nei mesi scorsi per l’annullamento del provvedimento dell’amministrazione scolastica regionale che aveva revocato all’istituto del salernitano il riconoscimento dello «status di scuola paritaria con conseguente cessazione dell’attività didattica» alla luce «della gravità dei fatti contestati in sede penale, relativi a gravi irregolarità nel rilascio dei diplomi scolastici». Secondo i giudici del Tar Salerno, il ricorso della scuola paritaria contro il provvedimento dell’Ufficio scolastico non merita accoglimento «in quanto sono gravi i fatti contestati a parte ricorrente, consistenti nella imputata condotta di rilascio di diplomi di qualifica professionale» che la Procura «a conclusione delle indagini condotte, ha qualificato come falsi». Dall’ex scuola paritaria sarebbero stati emessi diplomi irregolari che avrebbero consentito a bidelli di scalare le vette delle graduatorie scolastiche di mezza Italia. Uno scandalo senza fine.

L’attenzione dell’amministrazione scolastica regionale è altissima. E i provvedimenti di rigetto della parità scolastica a scuole non in regola vengono confermati anche dai giudici amministrativi. Sullo sfondo c’è la linea dura contro chi ha dichiarato titoli falsi nelle graduatorie per le supplenze annuali e brevi. Ben 30 bidelli salernitani sono stati licenziati nel trevigiano per aver presentato titoli culturali e di servizio risultati falsi: erano coinvolti in una indagine scattata l’anno scorso a Treviso per truffa e falso. Si tratta di bidelli che erano indagati a vario titolo per aver dichiarato nel 2021 un diploma fasullo. I bidelli salernitani erano stati destinatari di assunzione. Le assunzioni erano state effettuate in base alla posizione ricoperta dai candidati nella graduatoria correlata al bando personale Ata ai primi posti, in cui si erano sistematicamente posizionati candidati che avevano attestato di aver conseguito diplomi di qualifica professionale con votazione di 100 centesimi, oltre al possesso di specifiche esperienze professionali. Ma lo scandalo dei bidelli furbetti si allarga al Veneto, alla Lombardia e anche alla Toscana. Licenziati altri 80 bidelli che erano stati assunti nelle province di Como, Milano, Verona, Venezia, che tra il 2018 e il 2020 avevano dichiarato titoli falsi e qualifiche professionali con punteggi gonfiati.

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L’inserimento nelle graduatorie di istituto del nord da parte dei bidelli salernitani e campani è sempre più sotto torchio. L’inchiesta delle procure trevigiane e lombarde segue lo stesso filone di quella della Procura di Vallo della Lucania e di Nocera Inferiore, scattata poche settimane fa. Già nell’ultimo anno e mezzo l’Ufficio scolastico aveva ricevuto più di 300 richieste di verifica titoli – a quanto si apprende – a carico di bidelli che avevano preso supplenze al centro nord Italia. Si è collaborato con le scuole di Verona, Treviso e Venezia a seguito delle segnalazioni di casi sospetti di bidelli con diplomi di qualifica irregolari. Altri 19 bidelli salernitani sono indagati a Pistoia, ritenuti responsabili di truffa aggravata ai danni dello Stato; falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale; falsità ideologica e materiale commessa da privato in atto pubblico e per l’inosservanza delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa.

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