Premio Sele d'Oro, l'appello di Gubitosi:
«Il Mezzogiorno è la speranza dell'Italia»

Premio Sele d'Oro, l'appello di Gubitosi: «Il Mezzogiorno è la speranza dell'Italia»
Venerdì 10 Settembre 2021, 13:42
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Il fondatore del Giffoni festival, Claudio Gubitosi, ha preso parte alla XXXVII edizione del premio Sele d'Oro nell'ambito della tavola rotonda sul tema «Il Mezzogiorno che punta sulla cultura. Storie di successo, percorsi innovativi, scenari possibili».

Il suo intervento è stato una coraggiosa riflessione che ha toccato tematiche di grande attualità: la crescita e lo sviluppo del Mezzogiorno, l’impiego delle risorse europee, il ruolo dei giovani e l’esigenza di valorizzarne protagonismo e dinamismo.

Una riflessione che parte dalla valutazione su due anni complicati, quelli segnati dalla pandemia ancora in corso, con particolare riferimento al Giffoni che non si è fermato e non ha abbandonato nessuno, tanto da essere il primo evento internazionale in Italia a essersi svolto in presenza già nel 2020.

Poi giunge a parlare dei giovani, quelli del Sud in particolar modo, affermando che: «Non possiamo pensare di fare scelte per conto dei nostri giovani che devono, al contrario, essere coinvolti nei processi decisionali che fanno riferimento al loro futuro. Nessuno ha il diritto di estrometterli, di tenerli fuori da quelle scelte necessarie alla costruzione del loro domani. È la mia storia che mi dà il diritto ed il dovere di dire queste cose di cui mi assumo pienamente la responsabilità. Tutto questo, in particolare al Sud, che non deve avere paura di crescere perché può rappresentare una speranza per tutto il nostro Paese».

In seguito una riflessione in merito ai fondi europei 2021-2027: «Siamo arrivati alla quarta programmazione comunitaria. Già alla seconda si diceva che sarebbe stata l’ultima occasione di sviluppo. Cos’è successo allora? Spesso si è passati dall’entusiasmo di una comunicazione trionfalistica all’oblio più totale, senza poter evidenziare coerentemente gli effetti dell’impiego di queste risorse. Il dopo, per me, in molti casi è stato davvero deludente. Non possiamo non sottolineare la tristissima circostanza che nonostante le risorse stanziate, arrivate e spese, il Sud continui ad impoverirsi, a spopolarsi, a perdere energie vitali. Come non si può reagire, io oserei dire ribellarsi, di fronte ad una regione stupenda quale è la Calabria che continua a non trovare pace sulla pelle, però, dei suoi cittadini e dei suoi tantissimi giovani. Non tocca a me individuare gli strumenti affinché tutto questo si realizzi. Il mio compito è quello di promuovere spazi di confronto, aprire le menti a nuove progettualità, che in qualche modo significa evidenziare anche quello che ho realizzato in cinquant’anni».

E’ necessario secondo Gubitosi anche un cambio di mentalità: «Non è la prima volta che lo dico e questa non deve essere vissuta come una critica o un’analisi professionale. La mia storia mi obbliga a dire e dare suggerimenti. Chi non vorrebbe che la propria Regione fosse citata come la più creativa di Europa? Bisogna passare dallo slogan ai fatti

Poi l’appello finale: «Dobbiamo perciò stare attenti. Questa ubriacatura di fondi, se non ben indirizzati, può rivelarsi un disastro e avremmo così perso l’occasione storica. È giusto, anzi direi obbligatorio, prevedere una presenza costante dei giovani quando si parla di opportunità per costruire il loro futuro. Su questo insisterò tantissimo, non mollerò di un centimetro. Se il fine ultimo di queste risorse è il cambiamento, gli unici titolati a controllare che le risorse vengano spese bene e che siano realmente destinate a costruire il futuro sono proprio loro: i giovani della nostra Regione e del nostro Sud». 

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