Sentenze «pilotate» in cambio di «mazzette», scarcerato il giudice Iannello

Sentenze «pilotate» in cambio di «mazzette», scarcerato il giudice Iannello
di Nicola Sorrentino
Domenica 23 Dicembre 2018, 11:07
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SCAFATI. Il gip del tribunale di Nocera Inferiore, Gustavo Danise, ha disposto gli arresti domiciliari per Antonio Iannello. L'avvocato di Scafati, ex giudice di pace presso il tribunale di Torre Annunziata, considerato a capo di un presunto sistema che avrebbe "pilotato" sentenze a favore di avvocati e consulenti in cambio di grosse somme di denaro, è uscito dal carcere di Poggioreale, dopo l'arresto avvenuto lo scorso settembre. Il giudice ha accolto l'istanza del legale di fiducia, Francesco Matrone, anche alla luce di un secondo interrogatorio, insieme al tempo trascorso dai fatti e all'impossibilità di esercitare al momento l'attività, che il magistrato ha reso dinanzi al sostituto procuratore presso il tribunale di Nocera Inferiore, Anna Chiara Fasano. Le indagini della Procura avevano portato, solo qualche giorno fa, al sequestro preventivo di beni e immobili nelle disponibilità del magistrato. La Guardia di Finanza oplontina aveva esteso l'attività investigativa ai conti di Iannello e a quelli della sua famiglia.

Tuttavia, il giudice di pace con studio a Scafati risulta l’unico, della sua famiglia, iscritto nel registro degli indagati. Il sequestro preventivo aveva riguardato circa 1 milione e mezzo di euro tra conti correnti, depositi postali, titoli, polizze e anche di una jeep e di due appartamenti a Scafati. Tutti beni riconducibili a Iannello: secondo indagini corroborate da registrazioni video fatte a sua insaputa, il giudice si sarebbe fatto consegnare o promettere nel suo studio ingenti somme in contanti da avvocati e consulenti per pilotare decisioni e concordare risarcimenti in decine di procedimenti legati ad incidenti stradali. Sul lato patrimoniale, con accuse che vanno dalla corruzione semplice a quella in atti giudiziaria, l’attività d’indagine avrebbe evidenziato una «forte sproporzione economico-patrimoniale, manifestatasi, con tutta evidenza, nelle ingentissime disponibilità finanziarie depositate» presso un istituto bancario di Scafati. Nel mirino sono finiti gli acquisti di veicoli e immobili «fittiziamente intestati» a persone del nucleo familiare del giudice e i bonifici eseguiti «con le più svariate causali» fatti dalle sue collaboratrici di studio. Trentasette i capi d'imputazione, con l'indagine non ancora conclusa e che al momento vede coinvolti magistrati, avvocati, periti, consulenti ed esponenti delle forze dell'ordine. 
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