Servalli e Senatore, convalidati i sequestri:
«Falsa dichiarazione dei redditi»

Servalli e Senatore, convalidati i sequestri: «Falsa dichiarazione dei redditi»
di Nicola Sorrentino
Mercoledì 3 Febbraio 2021, 06:25 - Ultimo agg. 06:42
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«Dalla documentazione acquisita è emerso che i due indagati hanno dichiarato un fatto non vero, ossia di non svolgere altra attività fiscalmente rilevante, contrariamente a ciò che è emerso dalle rispettive dichiarazioni dei redditi». Con queste motivazioni, il gip del tribunale di Nocera Inferiore ha confermato il sequestro preventivo delle somme di denaro riconducibili ai conti correnti del sindaco di Cava, Vincenzo Servalli e dell’assessore ai lavori pubblici, Nunzio Senatore (insieme nella foto).

Sullo sfondo l’indagine della Procura di Nocera Inferiore, condotta dal sostituto Anna Chiara Fasano, che contesta ai due le accuse di falso ideologico in atto pubblico e indebita percezione di erogazione a danno dello Stato.

Secondo le accuse ricostruite dalla Guardia di Finanza di Salerno, i due avrebbero fatto risultare un rapporto di lavoro «esclusivo» con il Comune di Cava, per poi farsi versare i contributi dall’Ente. Dalle indagini sarebbe invece emerso che non vi erano i presupposti per quei versamenti, in quanto sia il sindaco che l’assessore avrebbero continuato a svolgere, in pieno mandato elettorale, altre attività professionali. Per Servalli, il ruolo di consulente assicurativo, mentre per Senatore, amministratore di un’impresa di costruzioni. La cifra sequestrata al primo cittadino ammonta a 59.730 euro, mentre quella di Senatore a 19.160 euro. Con un’autocertificazione del 2015, al momento dell’assunzione della carica, i due avrebbero dichiarato di non svolgere esclusivamente l’attività di amministratori di enti locali, «ma a questa primigenia autodichiarazione ne seguiva un’altra - ricostruisce il gip Gustavo Danise - in cui entrambi dichiaravano di non svolgere altre attività fiscalmente retribuite, oltre a quelle, rispettivamente, di sindaco e assessore del comune di Cava». Presupposto che ha fatto dunque scattare la norma relativa all’articolo 86 del Testo Unico degli Enti Locali, con gli obblighi di contribuzione previdenziale a favore degli amministratori locali che «decidano di porsi in aspettativa non retribuita per dedicarsi esclusivamente alla gestione della cosa pubblica».

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