Sfruttati e costretti a vivere ammassati:
«padroncina» rischia processo

Sfruttati e costretti a vivere ammassati: «padroncina» rischia processo
di Nicola Sorrentino
Venerdì 4 Settembre 2020, 06:05 - Ultimo agg. 07:05
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Lavoratori cinesi sfruttati, senza permesso di soggiorno, costretti a lavorare senza alcun rispetto per la sicurezza e a dormire in condizioni degradanti. In locali privi, inoltre, del certificato di agibilità, igiene e salubrità. Per questo e altro, una donna di nazionalità cinese, di 35 anni, rischia di finire a processo per almeno una decina di contestazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

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A chiederlo è la Procura di Nocera Inferiore, nella figura del sostituto Donatella Diana, con una richiesta di rinvio a giudizio che giunge al termine di un’indagine condotta dai carabinieri per la Tutela del lavoro di Napoli. I militari erano intervenuti, il 22 maggio del 2019, a Scafati, presso un opificio in via San Francesco. L’imputata figura quale datore di lavoro della ditta, accusata di aver fatto lavorare almeno sette persone di nazionalità cinese, in precarie condizioni ambientali e di sicurezza. Nello specifico, la Procura contesta a C.L. di non aver nominato un medico per la sorveglianza sanitaria dei dipendenti, né di aver comunicato agli stessi di svolgere le visite mediche. Nessuno di quelli che lavora in azienda avrebbe indossato i dispositivi di protezione individuale, né sarebbe stato informato sui rischi che ne derivavano dal mancato utilizzo.

Ancora, i dipendenti non avrebbero avuto una formazione specifica per i loro compiti. La titolare non avrebbe designato quelli incaricati per attuare le misure di prevenzione e lotta antincendio, evacuazione dei luoghi e primo soccorso. L’unica cassetta di primo soccorso presente in azienda era invece sprovvista dei requisiti minimi di legge. 

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