Sgarbi chiude il Festival dell’essere:
«Sacerdoti e pornostar faccia a faccia»

Sgarbi chiude il Festival dell’essere: «Sacerdoti e pornostar faccia a faccia»
di Ugo Cundari
Sabato 2 Novembre 2019, 06:30 - Ultimo agg. 07:26
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Vittorio Sgarbi ha appena chiuso la prima edizione del «Festival dell’essere» con tappe in diverse località del Cilento (da Elea a Padula a Paestum) per chiudere a Salerno qualche giorno fa, e già pensa alla prossima. Cambia il periodo, tra gennaio e febbraio, ma dopo il successo di quest’anno, con in media 800 spettatori a incontro, la formula rimane uguale: chiedere a scienziati, attori, medici, filosofi, registi, musicisti e sportivi di raccontarsi in un confronto che, per dirla con le parole del critico d’arte più polemico d’Italia, «non prevede scalette, non ha regole».

Sgarbi, cosa è riuscito a essere il suo «Festival dell’Essere»?
«Quello che mi proponevo, ossia mettere ogni ospite nelle condizioni ideali di spogliarsi di ogni apparenza per rivelare il suo essere più autentico. Siamo partiti da Elea perché qui è nato Parmenide, il filosofo greco che ha ragionato sull’essere e il non essere».

Il bilancio di questa prima edizione è tutto positivo?
«Tranne la giornata in programma a Padula che si è interrotta per la pioggia, direi che è andato tutto meglio del previsto, grazie al supporto di Scabec e della Regione Campania che ci affiancheranno anche nel 2020. Depardieu ha inaugurato parlando di tutto, da Macron a Berlusconi, poi ci sono stati filosofi come Nuccio Ordine e Veneziani, il pilota Max Biagi, attori e attrici come Sergio Castellitto, Ornella Muti e Cristina Capotondi, scrittori come Andrea Pezzi autore di “Io sono”». 

La serata finale non è andata tutta liscia.
«Lo ammetto, ho insultato il pubblico, mandato a quel paese la conduttrice, dato della capra ignorante a Roberto Vecchioni. Tutto è nato quando ho detto, in senso ironico, che l’uomo è superiore alla donna. Quando Vecchioni mi ha redarguito e il pubblico ha applaudito allora c’è stata un po’ di bagarre, ma va bene così, è stato un modo per l’essere di prevalere sulla forma».

Che novità per la prossima edizione?
«Vorrei aprire con un confronto tra un prete e una pornostar come Malena, che si muove in un ambito come fu quello di Moana Pozzi diventata quasi santa. Fa un lavoro che non molti farebbero ma che tutti sono interessati a capire come funziona e il perché di questa scelta. L’essere ha tanti modi di essere».

La linea di fondo rimane la stessa?
«A tutti chiedo di confessare il proprio io più autentico, di far cadere la maschera per dimostrare chi veramente sono».

Molti festival nascono e muoiono in pochi anni, il suo quanto durerà?
«Credo mille anni, ancora con me come direttore artistico, l’idea che c’è alla base, l’essere, è immortale. Essere chef, essere pilota, essere prete, essere pornostar, anche nel tremila ci sarà chi farà queste scelte di vita e chi sarà curioso di sentirle raccontare».

Un po’ azzardato pensare che lei tra mille anni…
«Non faccia la capra come Vecchioni? Se c’è una cosa che tutti hanno capito seguendo il festival è che molti viventi non sono, e molti morti sono perché continuano a vivere con le opere lasciate o il pensiero pensato».
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