Sistema Salerno, lo stop alle intercettazioni
fa tentennare le accuse a Savastano

Sistema Salerno, lo stop alle intercettazioni fa tentennare le accuse a Savastano
di Petronilla Carillo
Venerdì 7 Ottobre 2022, 06:40 - Ultimo agg. 20:51
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Arriva la svolta nel processo a Vittorio Zoccola e Nino Savastano, i primi due indagati finiti a giudizio con l’accusa di corruzione politica relativamente alle gare delle cooperative sociali presso il Comune di Salerno e ai consensi elettorali alle ultime regionali. I giudici della Corte, dopo nove udienze, hanno ieri mattina emesso l’ordinanza con la quale accolgono la richiesta di inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche. Quindici rit (acronimo che indica il numero identificativo del registro delle intercettazioni autorizzate) riguarderebbero l’imprenditore delle coop ed altri indagati dell’inchiesta (tra i quali il sindaco Vincenzo Napoli e il dirigente dello staff Felice Marotta mentre la posizione del governatore Vincenzo De Luca è in fase di valutazione in un secondo troncone di indagini) altre due rit, invece, vedono quale «bersaglio» (termine tecnico, ndr) l’ex consigliere regionale ed assessore comunale Nino Savastano. Insomma, diciassette in tutto. Parzialmente accolta, invece, la richiesta riguardo ad altre intercettazioni captate al dirigente del settore Ambiente Luca Caselli e che rientrano negli atti del processo. Queste ultime, sarebbero andate avanti per quaranta giorni ma erano state autorizzate solo per quindici: verranno utilizzate, dunque, soltanto quelle autorizzate. «Il tribunale ha affrontato in maniera molto rigorosa una questione di diritto complessa ma ora ci attende una processo altrettanto complesso. Resta salda la nostra fiducia nell’operato della magistratura» commenta il pool difensivo del politico composto dagli avvocati Agostino De Caro, Giovanni Annunziata, Arianna Santacroce e Valentina Barone. A difendere l’imprenditore Zoccola, invece, gli avvocati Giuseppe Della Monica e Gaetano Manzi anche loro soddisfatti. Ma la decisione dei giudici a questo punto ipoteca anche l’andamento del processo secondo le intenzioni dell’accusa. Sarebbe proprio all’interno di queste intercettazioni ritenute inammissibili che ci sarebbero gli elementi di prova portanti dell’inchiesta coinvolgendo anche gli altri indagati.

La lettura del provvedimento in aula è durata circa quaranta minuti.

Si tratta di un’ordinanza complessa e scritta in punta di diritto. Ricordiamo che già in sede di Riesame (quando a difendere Savastano vi era l’avvocato Cecchino Cacciatore) era stato posto il problema delle intercettazioni. Motivo, questo, per il quale il politico ha avuto un lungo periodo di arresti domiciliari. Allora il collegio si espresse a favore. Poi il tema è stato approfondito e snocciolato in tre diverse eccezioni. Due delle quali sono state ieri respinte e riguardano temi relativi all’entrata in vigore della novella norma e delle relative utilizzazioni del «trojan horse». Questioni molto tecniche, insomma. Come anche la terza, che ora diventa il cuore pulsante del processo. La terza eccezione presentata dalla difese, e che è stata accolta dai giudici del collegio giudicante, riguarda proprio il titolo di reato. La procura, rappresentata dai sostituti Guglielmo Valenti ed Elena Cosentino, avrebbero autorizzato il captatore contestando agli imputati la turbata libertà degli incanti un reato comune che, invece, verrebbe attribuito nel caso di Savastano ad un pubblico ufficiale. Ma, essendo appunto, un reato comune potrebbe essere imputato a chiunque e non solo ad un pubblico ufficiale contro la pubblica amministrazione. Insomma, sarebbe stato utilizzato un sistema intercettivo non confacente al reato contestato. 

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L’ex ras delle cooperative sociali (che, dopo l’arresto, ha reso ampie dichiarazioni all’autorità giudiziaria ricostruendo il cosiddetto «cerchio magico») e l’esponente politico salernitano furono raggiunti da una misura cautelare un anno da, ad ottobre dello scorso anno, nell’ambito di un’inchiesta della procura salernitana che avrebbe portato alla luce - secondo le accuse - un «ampio, diffuso, radicato e capillare sistema criminoso esistente da anni» con Zoccola che avrebbe intessuto negli anni una fitta rete di relazioni, essendo «al centro di un vasto network di conoscenze, interessi e legami che avvincono il potere legale a quello illegale, in un miscuglio di interessi economici e politici», come scriveva il gip nella misura cautelare che raggiunse anche l’ex dirigente del settore Ambiente del Comune ed alcuni titolari delle coop. E le indagini della Squadra Mobile avrebbero evidenziato come la rete relazionale avviata dall’imprenditore, con rapidità ed efficienza, era amplissima e spaziava dai vertici della Regione Campania al Comune di Salerno.  

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