Gioventù violenta, ancora una volta. Ci sarebbe una lite tra tre ragazzi dietro l’esplosione di un unico colpo di pistola, forse a scopo intimidatorio, avvenuto intorno alle 6 di ieri mattina in via Palinuro nei pressi di una nota cornetteria di Mercatello. I carabinieri della locale stazione, agli ordini del capitano Antonio Corvino, sono stati allertati da una telefonata giunta ai centralini del comando provinciale da parte di più residenti della zona preoccupati dal rumore causato dall’esplosione del colpo di arma da fuoco. Appena giunte sul posto, però, le pattuglie non hanno trovato nessuno. È stato soltanto rinvenuto, nei pressi del marciapiedi, un bossolo per terra. Ad un attento esame della zona, non sono state trovate neanche ogive incastrate da nessuna parte, soprattutto vicino all’ingresso del locale, e neanche tracce di sangue. Cosa, quest’ultima, che lascerebbe supporre che non ci siano feriti. Sono stati i filmati delle telecamere della zona a consentire ai militari dell’Arma di ricostruire l’accaduto e di capire che, dietro quell’unico colpo sparato, ci sta una lite tra ragazzi. I tre, però, sono ancora in fase di
Sarà necessario identificare i tre che hanno litigato per comprendere anche il movente della lite e dello sparo.
Dalla rissa in piazza Gloriosi a quella della spiaggia di Santa Teresa della scorsa estate. Dai pestaggi di Nocera Inferiore a quelli di Sala Consilina. È un quadro drammatico quelle che emerge dagli ultimi fatti di violenza nel capoluogo e in provincia e che rappresentano una spaccato di società davvero allarmante. A piazza Gloriosi il pestaggio tra giovanissimi figli della Salerno «bene», alla spiaggia di Santa Teresa lo scorso anno, quello tra i giovani del centro storico e quelli di Pastena, organizzati in gruppi armati, pronti a scendere in strada con fare bellicoso ed organizzazioni quasi squadriste. Poi ci sono gli altri che danno fastidio, quelli che stanno cercando di riorganizzare i vecchi gruppi che furono dei padri: come i ragazzi di Pastena o quelli di via Irno animati da rivalità ben differenti, fatte di sangue versato ed affari criminali legati al controllo del territorio e di alcune attività, prime tra tutte lo spaccio. Proprio su questo punto, il comandante provinciale dell’Arma, colonnello Gianluca Trombetti, aveva lanciato il suo grido d’allarme durante una audizione in commissione parlamentare Antimafia parlando, in riferimento alle nuove leve della criminalità organizzata che manifestano la propria presenza sul territorio attraverso condotte sintomatiche, i cosiddetti reati “spia” ovvero atti intimidatori, danneggiamenti e incendi dolosi, aveva rilevato come «l’ascesa di gruppi composti prevalentemente da giovani aggressivi, normalmente privi di qualsivoglia capacità di gestione delle illecite risorse umane e materiali a disposizione e senza una vera e propria visione criminale, che tentano di colmare i “vuoti di potere” con spregiudicatezza, ritagliandosi contingenti spazi sul territorio attraverso l’esercizio della violenza quale unica forma di predominio socio-ambientale».