È stato arrestato e condotto presso l’istituto penale per minorenni, il 16enne che era in compagnia di Roberto Bianco la notte del 12 dicembre scorso quando furono esplosi alcuni colpi di pistola verso la vetrina del panificio Mulino Urbano di piazza Malta. L’ordinanza del gip del tribunale dei Minori Piero Avallone, su richiesta del procuratore Patrizia Imperato e del sostituto procuratore Angelo Frattini, è stata eseguita dai carabinieri della compagnia Salerno nella giornata di ieri. Il giudice per le indagini preliminari ha contestato al giovane (difeso dall’avvocato Marco Martello) il reato di concorso formale in ricettazione, esplosione di colpi d’arma da fuoco un strada, resistenza a pubblico ufficiale e per aver portato fuori dalla propria abitazione, senza alcuna giustificazione un coltello a farfalla poi rinvenuta a casa di Bianco. Il minorenne, anche lui con un cognome «importante», secondo l’ipotesi accusatoria avrebbe esploso due colpi di arma da fuoco in concorso, appunto, con il 26enne. Era inoltre nella Smart con il suo complice quando questi ha speronato l’auto d’istituto dei carabinieri per cercare di darsi alla fuga. Ancora incerto il movente dell’azione ma, man mano che proseguono le indagini, si profila l’ipotesi che dietro possano esserci motivi legati ad un avvertimento anche se i gestori del locale hanno sempre negato alcun contatto con Bianco.
I militari dell’Arma hanno ricostruito tutta la dinamica dei fatti di quella lunga notte iniziata con i colpi si pistola intorno alle 2.40.
Nonostante i suoi sedici anni, il ragazzo ha un precedente per lesioni personali del 2019 quando, vista l’età non era imputabile. Del ragazzo il gip parla di «indole violenta» e anche di «assenza di processi educativi in atto» di qui, a causa di quelli che vengono definiti nell’ordinanza «agiti del minore», il giudice per le indagini preliminari nel provvedimento scrive di ritenere di dover accogliere la richiesta di custodia cautelare avanzata dalla procura minorile. Così, ritenendo «inadeguata» la collocazione in comunità, «tenendo conto dei reati contestati» ed anche per allontanarlo dall’ambiente che solitamente frequentava.