Spari nell'auto dei Siniscalchi
«Prove insufficienti», due in libertà

Spari nell'auto dei Siniscalchi «Prove insufficienti», due in libertà
di Petronilla Carillo
Martedì 6 Agosto 2019, 06:00 - Ultimo agg. 08:22
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Carmine D’Onofrio e il cugino Vincenzo Ventura sono stati rimessi in libertà poco prima delle 15 di ieri dal gip di Salerno Piero Indinnimeo che non ha convalidato il fermo disposto nella giornata di venerdì sera dal sostituto procuratore della Dda di Salerno, Marco Colamonici. Nel suo provvedimento il giudice per le indagini preliminari parla di «assenza di gravi indizi di colpevolezza e di nessun riscontro oggettivo» delle accuse rivolte da Gaetano Siniscalchi, il padre di Eugenio e Gennaro accusati entrambi dell’omicidio di Ciro d’Onofrio.

LE DIFESE
I due giovani si sono rifiutati di rispondere alle domande del gip Indinnimeo, ritenendo di non avere nulla da dichiarare in merito alle accuse mosse contro di loro: ovvero, di aver esploso un colpo d’arma da fuoco sulla portiera dell’auto di Siniscalchi, nel giorno in cui avevano arrestato il maggiore dei suoi figli. A parlare per loro, nel corso dell’udienza di convalida, sono stati i loro legali, gli avvocati Anna Sassano per D’Onofrio e Maurizio De Feo per Ventura. Sono stati loro a chiarire anche alcuni aspetti della vicenda che si tinge sempre più di giallo. A partire dal decreto di fermo. In pratica, secondo quanto raccontato loro dai propri assistiti, sarebbero stati loro stesso a recarsi presso gli uffici della caserma Pisacane, sede della Squadra mobile, per parlare con gli investigatori dopo aver saputo di essere stati denunciati da Siniscalchi. Mai avrebbero immaginato, hanno detto al giudice gli avvocati, di finire in cella quella stessa sera. I ragazzi, hanno poi aggiunto nelle arringhe la Sassano e De Feo, non sarebbero neanche mai stati a Fratte, per quella strada, in quella stessa giornata in cui Siniscalchi avrebbe subito l’avvertimento. 
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