«La Spigolatrice di Sapri è stata copiata»,
l'ultima accusa dello scultore di Pavia

«La Spigolatrice di Sapri è stata copiata», l'ultima accusa dello scultore di Pavia
di Antonietta Nicodemo
Lunedì 4 Ottobre 2021, 07:06 - Ultimo agg. 18:02
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«È una falsa copia del mio bozzetto. Toccava a me scolpire la Spigolatrice di Sapri». Mentre il mondo parla, bene o male, dell’opera di Emanuele Stifano, si fa sentire lo scultore che nel 2015 si aggiudicò il concorso internazionale di idee per la realizzazione di una scultura che ricordasse, proprio, la poesia di Luigi Mercantini. Si tratta di Antonio De Paoli: «Sapri ha oscurato l’esito di una gara e, cosa più grave, è stato consentito di scimmiottare il progetto con il quale mi aggiudicai il concorso». Lo scultore di Pavia entra nei dettagli: «Se si guardano bene le due opere, il mio bozzetto e la scultura realizzata, è facile osservare le somiglianze. La veste in basso ha lo stesso andamento, come lo stesso vale per il corpo. Un braccio è allungato verso il basso ed un altro verso il petto. La torsione è esattamente a novanta gradi, così come la proposi io sei anni fa. L’opera di Stifano è simile alla mia Spigolatrice ma la differenza è sostanziale. La sua contadina è in versione sexy priva di qualsiasi connotato che rimandano al personaggio del poema di Mercantini. Le due spighe che stringe in un braccio, sono davvero poche per la contadina dell’800. Io avevo pensato addirittura ad un cesto di spighe che la donna lascia cadere quando viene sorpresa dal passaggio di Pisacane e i suoi 300». «È chiaro - prosegue - che la nudità che si intravede nell’opera realizzata rientra in un’operazione puramente commerciale. La statua in questione è un oggetto da selfie dove tutti fannoselfie e fotografie sempre con la mano in quei volumi ben delineati dei glutei».

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 Nel 2015 l’associazione La Spigolatrice, ancora presieduta da Domenico Ciardi, indisse un concorso, patrocinato dal comune, per scegliere lo scultore per una seconda Spigolatrice da installare sul lungomare.

Quindici i bozzetti, uno era proprio di Stefano Stifano: presentò una contadina con un abito casto, perché il regolamento vietava vestiti succinti. Lo scultore cilentano non si aggiudicò il lavoro. Il concorso fu vinto dal collega di Pavia. Il suo lavoro fu selezionato da una commissione formata da esperti dell’arte e della storia: Angelo Accardi, Felice Cesarino, Vincenzo Patruni ed Angelo Guzzo. Tutto il fascicolo del concorso più depositato in comune insieme ad un progetto che indicava i dettagli per l’installazione dell’opera. Il Comune chiese il nulla osta alla sovrintendenza beni ambientali e il via liberà del consiglio comunale: pareri necessari per procedere alla collocazione della statua, un’opera pubblica da collocare su demanio. Ci vollero due anni per ottenere il via libera della Sovrintendenza. Più rapido quello del consiglio. L’operazione si bloccò per l’assenza di fondi. A distanza di sei anni l’opera è stata realizzata, ma non dal vincitore del concorso, che tiene a precisare: «Ho voluto ricordare i fatti non per acquisire notorietà, perché non ne ho bisogno, ma per evidenziare alla città lo scandalo di questa recente operazione. È stata commissionata privatamente, con il plauso del comune una scultura molto simile al mio bozzetto senza coinvolgermi e senza indire un altro concorso. Rimarrà sempre il dubbio dell’origine di questa operazione, disonorevole per l’arte e la storia». Il progetto approvato sei anni fa dalla sovrintendenza prevedeva l’installazione in un’area del lungomare poco distante da quella in cui si trova adesso l’opera. Alla luce di questi fatti qualcuno si chiede: come mai Stifano non ha realizzato il bozzetto che candidò al concorso sei anni fa? L’opera installata il 25 settembre scorso è stata approvata dal consiglio comunale e dalla sovrintendenza? Tutti dettagli che, alla luce del successo che sta riscuotendo con le chiacchiere sul suo lato b, almeno per il momento, passano in secondo piano.

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