Striscione anti-Salvini a Salerno,
l'indagato: ho detto ciò che penso

Striscione anti-Salvini a Salerno, l'indagato: ho detto ciò che penso
di Petronilla Carillo
Venerdì 24 Maggio 2019, 07:00
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«Sono solo un cittadino che ha liberamente espresso il proprio dissenso. Non c’è nulla di precostituito dietro lo striscione che assieme al mio amico Giampiero ho esposto contro la Lega nel giorno del comizio di Salvini. E soprattutto non c’è nessun partito politico ad avermi fomentato. Quando gli agenti della Digos sono venuti per chiederci di rimuoverlo, lo abbiamo fatto... Ed ora sono indagato per qualcosa che sta accadendo in tutta Italia:a Napoli piuttosto che a Bologna, Campobasso o Milano. Se sono pentito? E di cosa...».

Ennio Riviello, di professione avvocato, ha scoperto di essere indagato per la vicenda dello striscione anti Salvini, solo perché ha presentato formale richiesta in procura. La sua posizione è chiara, ora. Almeno per lui. Non sa se, assieme a suo nome, ne risulta qualcun altro. In effetti gli indagati dovrebbero essere due. In due, quel giorno, furono identificati dalla polizia: con lui, anche il suo amico Giampietro Perruso. I due giovani affidano a facebook la loro comunicazione e anche il loro pensiero. L’accusa contestata è di turbativa di campagna elettorale.

«L’atto dovuto è stato compiuto - si legge sul profilo di Riviello - Il mio nome figura nel registro delle notizie di reato della Procura di Salerno. Il reato commesso non è rubricato e trova la sua collocazione del DPR 361 del 1957 all’articolo 99. Aver esposto uno striscione e averlo rimosso dopo l’arrivo della Digos e prima dell’inizio del comizio è per la Questura di Salerno fatto perseguibile, anzi fatto da perseguire». Contattato al telefono, Ennio Riviello ricorda che lui è un avvocato e che, in quanto tale, non solo comprendere l’iscrizione nel registro degli indagati ma ha anche «fiducia nella magistratura». «In fondo - dice - il pm può anche archiviare...Non c’è stata premeditazione come contestato dalla polizia».
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