Terrorismo, lo jihadista di Battipaglia
reclutava milizie per l'Isis

Terrorismo, lo jihadista di Battipaglia reclutava milizie per l'Isis
di Petronilla Carillo
Lunedì 12 Luglio 2021, 08:00 - Ultimo agg. 18:33
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Ci sono volute meno di 24 ore alle Digos di Napoli e Salerno per localizzare Abderrahman Afia ed arrestarlo. Ad incastrarlo è stato il wi-fi di un bar in località Lido Lago di Battipaglia. Una rete alla quale il marocchino 29enne, destinatario di un mandato di cattura internazionale perché accusato di terrorismo, si collegava per restare in contatto con la sua terra. Ed ora, proprio quel cellulare che gli è stato sequestrato al momento dell'arresto, sarà oggetto di indagine da parte delle autorità italiane per capire i suoi legami sul nostro territorio e il suo ruolo nel contesto del terrorismo islamico. Afia ha solo ventinove anni ma un trascorso da combattente di rilievo. A suo carico risultano segnalazioni in banca dati Shengen inserite da Spagna e Francia, era già emerso alla attenzione del Comparto Sicurezza nel 2018, in quanto segnalato dall'Intelligence quale combattente jihadista recatosi nel 2012 in Siria per partecipare al conflitto nelle fila del fronte Al Nusra e successivamente dello stato islamico, nel cui ambito Afia avrebbe ricoperto la carica di responsabile militare. In pratica, faceva il reclutatore di militari terroristi dal Marocco e su occupava anche della vendita di armi. Oggi uomo dell'Isis è arrivato in Italia da clandestino, probabilmente seguendo la rotta via Grecia. 

La latitanza di Afia è terminata giovedì sera. Il giovane è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla preparazione ed alla commissione di atti di terrorismo, detenzione illegale di armi da fuoco, attività collettiva avente fine di attentare l'ordine pubblico e raccogliere fondi per il finanziamento di atti di terrorismo. Dopo il fermo, immediata, è stata anche la convalida da parte dei giudici della Corte d'Appello di Salerno. Soltanto il giorno prima del suo arresto era diventato esecutivo il mandato di cattura internazionale emesso dal procuratore generale presso la Corte di Appello di Rabat il 28 giugno scorso. La segnalazione della sua presenza in Italia, e precisamente nella Piana del Sele, era arrivata dagli organi investigativi marocchini e dei servizi centrali italiani ma è stata la grande abilità degli uomini della Digos di Napoli e Salerno (diretti rispettivamente dai dirigenti Antonio Bocelli e Francesco Tedesco) con il coordinamento della Dcpp/Ucigos, Servizio per il Contrasto all'Estremismo e Terrorismo Esterno, ed il contributo del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia a consentirne la localizzazione. Gli agenti si sono finti bagnanti per tenere sotto controllo lo straniero e cercare di capire i suoi movimenti. In realtà a Battipaglia viveva da irregolare, da quasi un anno, era arrivato da solo e socializzava solo quel tanto che gli bastava per restare tranquillo, non disdegnando lavori salutari nel settore agricolo o vivaistico.

Senza fissa dimora, di recente aveva abusivamente occupato un villaggio turistico abbandonato. Qualche mese fa era stato anche controllato dalla polizia salernitana ma aveva fornito delle generalità diverse. Ospite della comunità magrebina, però, resta ancora da capire se i suoi connazionali erano a conoscenza della sua vera identità. Dettagli, questi, sui quali stanno ora lavorando gli organi di polizia italiana. Del resto è stata proprio la cooperazione tra diversi organismi, a consentire la sua identificazione in tempi rapidi. Fondamentale anche il contributo dell'Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna italiana) e della Dgst (Direzione Generale per la Sorveglianza del Terrorismo del Marocco). 

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È stata anche la conoscenza del territorio e dei luoghi principali di ritrovo delle comunità straniere della Piana del Sele a consentire agli uomini delle due Digos campane di riuscire a individuare Afia. Prima di intervenire, comunque, gli agenti ci sono andati cauti cercando di capire innanzitutto se dietro quella falsa identità si nascondesse davvero il terrorista latitante. Così è iniziata una articolata attività di osservazione, controllo e pedinamento integrata dall'impiego di rilevanti apparecchiature tecniche del Servizio di Polizia Scientifica della Dac. Per qualche ora è stata seguito attentamente poi, quando era fuori al bar, tranquillo, come spesso faceva la sera, i poliziotti hanno messo in sicurezza la zona e, mentre i colleghi cinturavano l'area, alcuni di loro si sono avvicinati, gli hanno mostrato il mandato di cattura e senza troppe resistenze da parte sua lo hanno portato via evitando che si creassero situazioni di imbarazzo con gli altri clienti del bar. 

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