Tigr, il soldato robot che salva
vite umane recuperando le bombe

Tigr, il soldato robot che salva vite umane recuperando le bombe
di Petronilla Carillo
Domenica 30 Maggio 2021, 12:30
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Tecnicamente si chiama Tigr, Transportable Interoperable Ground Robot, di fatto è un soldato robot prodotto dalla Roboteam di Tel Aviv. Il Comando generale dell'Arma ne ha acquistati, grazie ad un finanziamento dell'Unione europea, quaranta ed uno di questi è a Salerno. Ma, concretamente, Tigr non combatte. Sarà anche un soldato ma lavora per salvare vite. Tigr è, infatti, in grado di gestire pacchi sospetti, materiali pericolosi e raccogliere informazioni. Possiede capacità avanzate di sorveglianza e osservazione diurna e notturna grazie all'utilizzo di ben cinque telecamere che possono essere teleguidate a distanza grazie ad un sistema elettronico che «protegge», di fatto, chi lo utilizza. Ma non solo, con i suoi «braccetti» elettronici, può sollevare in sicurezza gli ordigni e sottoporli ad una radiografia immediata per consentire al militare artificiere del Nucleo antisabotaggio di sapere dove e come procedere per il disinnesco. Un apparato portatile, a raggi X ionizzati, anche questo gestibile a distanza che, assieme a Tigr, sfiora il valore complessivo di 200mila euro. A Salerno, come negli altri comandi provinciali a cui è stato assegnato, il soldato robot degli artificieri è la punta di diamante dell'aliquota antisabotaggio. Ogni veicolo pesa circa 80 chili ed è in grado di muoversi in tutti i tipi di terreno e in ogni condizione meteorologica. Una componente significativa del sistema è il software che consente agli operatori di eseguire attività complesse e avanzate nei campi di battaglia ma che di fatto è di supporto in caso di allarme bomba. Ma non sono questi gli unici dispositivi a disposizione dell'aliquota. Il militare impegnato nelle operazioni indossa anche una tuta con lastre antiesposizione e casco superprotettivo: l'intero equipaggiamento pesa ventisei chili. L'equipaggiamento prevede anche un cannoncino con cartucce di calibro 12,7 capaci di sparare acqua ad una potenza incredibili per bagnare i circuiti esplosivi. 

Sono tre i militari dell'Aliquota antisabotaggio, la squadra operativa è invece sempre composta da due persone: uno in campo, l'altro in aiuto.

Sono carabinieri dotati di assoluto autocontrollo psico-fisico, capaci di concentrarsi anche in condizioni estreme e di elevata competenza tecnica, grazie a un addestramento severo e scrupoloso condotto presso la Scuola di Perfezionamento al Tiro di Roma. Oltre agli interventi in caso di ritrovamento di un ordigno, operano anche per la bonifica dei luoghi. Hanno una reperibilità immediata e la possibilità dii spostarsi in tempi rapidissimi. Quando prelevano l'ordigno e lo trasportano in un luogo sicura la loro velocità rallenta. Sono addestrati per qualsiasi missione, anche in caso di terrorismo ma, per fortuna, nel Salernitano il più delle volte salvano vite intervenendo nel disinnesco di bombe della seconda guerra mondiale. «Grazie a loro - spiega il comandante provinciale, il colonnello Gianluca Trombetti - riusciamo anche ad avvicinare il mondo della scuola e i giovani con una serie di iniziative importanti. Come il progetto scuola-lavoro che abbiamo portato avanti con l'Alfano I oppure con le campagne contro i botti di Capodanno». 

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Avvengono secondo un protocollo operativo riservato che da indicazioni precise sulle procure di sicurezza da adottare sia in caso di allarme terrorismo sia negli altri casi. Il più delle volte, nel salernitano, è capitato che l'aliquota sia intervenuta laddove si sono verificati incidenti nelle fabbriche che producono fuochi d'artificio, come qualche anno fa nel Vallo di Diano o più precedentemente nella Valle dell'Irno. Incidenti che hanno contato 27 morti in dieci anni. Gli artificieri sono anche intervenuti presso la stazione di Salerno su un bancomat che era stato fatto esplodere. Quindi a Pontecagnano Faiano per disinnescare un ordigno preparato in maniera artigianale e piazzato dalla criminalità organizzata davanti ad una azienda che si rifiutava di «seguire le regole». Intervento, questo, del 2017. Stesso anno in cui gli artificieri sono intervenuti per un intervento simile anche ad Angri. Nei soli primi sei mesi dell'anno in corso, invece, sono stati effettuati dieci interventi per il disinnesco di ordigni bellici. In diminuzione, in tutta la provincia, gli interventi nel periodo delle festività natalizie per bloccare la produzione di fuochi pirotecnici artigianali ed illegali: una usanza che sta lentamente svanendo, quella di sparare fuochi per Capodanno. 

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