Il marito assassino: ero esasperato,
Nunzia voleva che lasciassi casa

Il marito assassino: ero esasperato, Nunzia voleva che lasciassi casa
di Petronilla Carillo
Mercoledì 24 Gennaio 2018, 06:00 - Ultimo agg. 25 Gennaio, 09:56
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«Ero esasperato da mia moglie. Non ce la facevo più. Voleva che lasciassi la casa. Ma io ho pagato il mutuo per quella casa e non me ne volevo andare». Si sarebbe giustificato in questo modo, parlando con i sanitari che lo assistono, Salvatore Siani, il barbiere 48enne, che lunedì mattina ha ucciso la moglie Nunzia Maiorano. E, nel ricostruire la vicenda, avrebbe anche raccontato di essere stato ferito proprio dalla donna nel disperato tentativo di difendersi. Una versione che, invece, è stata smentita proprio dal racconto del figlio di 5 anni presente all’omicidio. Intanto ieri mattina i carabinieri della tenenza di Cava de’ Tirreni e quelli del Nucleo investigativo del reparto territoriale di Nocera Inferiore, coordinati dal tenente colonnello Francesco Mortari, sono trasmesso gli atti al sostituto procuratore Roberto Lenza, titolare delle indagini. Nel fascicolo ci sono anche le testimonianze raccolte dai militari dell’Arma e gli esiti dei rilievi dei carabinieri della Scientifica. 

Intanto, dopo che in sala operatoria i medici gli hanno messo un drenaggio polmonare, e visto che le sue condizioni cliniche si sono stabilizzate, ieri mattina la procura di Nocera Inferiore, sentiti i sanitari cavesi, ha anche disposto il trasferimento di Siani al reparto detentivo dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, dove è ricoverato e piantonato, non più dai carabinieri ma dagli agenti della polizia penitenziaria. Sempre ieri, difatit, il gip di Nocera ha convaldiato il fermo. Un provvedimento necessario anche per cercare di contenere le tensioni all’ospedale di Cava dove, proprio presso l’obitorio, continua il via vai di persone che vogliono salutare Nunzia e partecipare al dolore dei suoi familiari. Il suo trasferimento è stato disposto alle 14 di ieri e Salvatore è stato accompagnato in ambulanza da un’uscita secondaria per evitare linciaggi.

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