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Il Mattino

Tragedia al Ciclope, 27enne morto dopo sette anni la condanna

La sentenza di condanna per omicidio colposo.

di Petronilla Carillo
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 16 Novembre 2022, 06:00 - Ultimo agg. : 17 Novembre, 07:27
3 Minuti di Lettura

Sette lunghi anni di attesa, ieri la sentenza di condanna per omicidio colposo. Due anni e mezzo la pena che i giudici di Vallo della Lucania hanno inflitto a Lello Sacco per la morte, la notte tra il 10 e l’11 agosto del 2015, del giovane Crescenzo Della Regione di Giugliano colpito da un sasso staccato dal costone della montagna che sovrasta la discoteca Il Ciclope di Palinuro. I giudici hanno anche condannato la società che gestiva il locale, la Ciclope srl al pagamento di un indennizzo a carico dei familiari della vittima, il padre (difeso dall’avvocato Felice Lentini) e la madre (difesa dal penalista Domenico Lentini). La provvisionale dovrà essere calcolata in sede civile.

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«Con questa sentenza - dicono gli avvocati e cugini Lentini - vengono finalmente riconosciute le responsabilità di una morte che qualcuno aveva pensato di far passare per casuale senza il riconoscimento di alcuna responsabilità. Abbiamo fatto un primo passo importante verso la verità dei fatti sperando di dare conforto ad una famiglia che è devastata dal dolore».



Nel corso del processo la difesa di Sacco aveva provato a far cadere le responsabilità a carico del proprio assistito ritenendo che quella sera, quando la festa fu spostata dal Ciclope Beach alla discoteca che si trova difronte, non era stato inviato alcun bollettino meteo. In realtà secondo i penalisti Lentini, invece, esisteva una ordinanza sindacale in base alla quale era vietata qualsiasi serata all’interno del locale in quanto vi erano già stati distacchi del costone roccioso. I legali di parte civile, nel corso del dibattimento, hanno anche smontato la contestazione della difesa dell’imputato in base alla quale il trasferimento della festa dalla spiaggia alla discoteca era stata dettata anche dal divieto di fare serate sulla spiaggia, in quel momento, a causa della schiusa delle uova di tartaruga caretta caretta.

È stato invece il perito del tribunale, il medico legale Adamo Maiese, a dimostrare che Della Ragione era morto a causa dello schiacciamento di un masso (che non è mai stato ritrovato) in quanto le inclinazioni delle vertebre non erano compatibili - come sosteneva la difesa di Sacco - con la caduta di un ramo di albero bensì con un peso di almeno 70-80 chili. Un sasso, appunto. Ricordiamo che, per lo spostamento del sasso, fu già condannato in abbreviato Antonio Campanile il buttafuori di Napoli accusato di favoreggiamento per aver fatto sparire il masso che travolse Crescenzo: un anno e sei mesi di pena che gli fu inflitta.

La tragedia, secondo la ricostruzione degli investigatori, sarebbe avvenuta intorno alle 23.30 del 10 agosto di sette anni fa. Quella sera si sarebbe dovuto festeggiare tutti in spiaggia al Ciclope Beach la notte di San Lorenzo con il dj Tedd Patterson. Ma venne a piovere e così fu deciso di trasferire tutti gli ospiti nella discoteca della «grotta» che fu aperta proprio per l’occasione, per far riparare tutti. Crescenzo era in compagnia di alcuni amici quando fu colpito alla testa dal masso. Secondo i sanitari che intervennero sul posto, morì sul colpo. Aveva solo 27 e un sogno nel cassetto: laurearsi in Giurisprudenza.

«Perché credeva nella legge» disse il padre nell’immediatezza dei fatti. Anche se in quel periodo lavorava saltuariamente come cameriere. In un primo momento furono iscritti sul registro degli indagati della procura di Vallo della Lucania dieci persone. Oltre a Lello Sacco ed Antonio Campanile, anche gli ex sindaci di Camerota Domenico Bortone, Antonio Troccoli, e Antonio Romano, i vigili urbani Antonio Ciociano, Donato Salvato e Giovanniantonio Cammarano e i due tecnici Antonio Gravina e Gennaro D’Addio. Nei confronti di questo ultimi il gup decise per il non luogo a procedere. Il percorso investigativo è stato molto lungo e caratterizzato anche da perizie geologiche e ricorsi amministrativi per valutare le responsabilità in merito alla gestione del costone roccioso. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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