Un anno ai domiciliari ma era innocente:
risarcito dallo Stato solo dopo la morte

Un anno ai domiciliari ma era innocente: risarcito dallo Stato solo dopo la morte
di Nicola Sorrentino
Domenica 3 Luglio 2022, 06:15 - Ultimo agg. 11:25
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Coinvolto in un’inchiesta per abusi sessuali di gruppo, fu prima condannato e poi assolto, con sentenza passata in giudicato dopo ricorso in Cassazione. Finì agli arresti domiciliari per quasi un anno. Poi morì, a 72 anni. La difesa ha ora ottenuto, per ingiusta detenzione, un risarcimento dallo Stato pari a 65mila euro circa. Questo il retroscena dietro la nota inchiesta su di un presunto stupro di gruppo, che si sarebbe consumato in un centro massaggi di Cava de’ Tirreni. Le vittime erano due ragazzi minorenni. Tre le persone coinvolte nel processo, inizialmente condannate in primo grado per violenza sessuale di gruppo, mentre solo uno dei tre era stato riconosciuto colpevole per un ulteriore episodio.

Era il 2016 quando scattarono i primi arresti.

Tra gli imputati c’era anche il 72enne - assistito nel processo dall’avvocato Arturo Della Monica - individuato a seguito della denuncia di una delle vittime. In primo grado, i tre furono giudicati colpevoli con una condanna complessiva di 25 anni di carcere. In appello si ribaltò tutto, con tanto di assoluzione piena e con l’uomo che ebbe poi accesso al risarcimento danni dalla Corte d’Appello di Salerno per ingiusta detenzione. Restò ai domiciliari per 11 mesi circa.

Stando alle accuse iniziali della Procura, in quel centro massaggi fu consumata una violenza sessuale di gruppo. In realtà si sarebbe trattato di un gioco erotico, dove tutti i presenti sarebbero stati consenzienti. La denuncia era stata presentata dai genitori di un ragazzo di 17 anni, che aveva parlato di abusi avvenuti tra l’ottobre 2015 e l’aprile del 2016. Alla sbarra ci era finito il titolare dell’attività, che era stato accusato di avere adescato il ragazzino. Punto principale della difesa, che aveva portato all’assoluzione per tutti, furono i tabulati telefonici: sarebbe infatti emerso che tra il titolare del centro massaggi c’erano sì stati centinaia di contatti, ma la maggior parte delle telefonate - diverse centinaia - erano state effettuate dal minorenne verso l’uomo. Inoltre l’imputato sarebbe stato convinto che il ragazzo fosse già maggiorenne, quando avrebbe iniziato ad avere rapporti sessuali con lui. L’inchiesta parlò anche di riprese per gli incontri e i filmati, con le scene a contenuto sessuale utilizzati contro le vittime.

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La storia venne fuori dopo che la madre di uno dei minori controllò il telefono del figlio, scoprendo i messaggi scambiati con uno degli imputati. Ad oggi, oltre che sul lato civile, vi è un’unica pendenza presso la Corte d’Appello di Napoli per l’unico imputato, il titolare del centro, che dovrà essere nuovamente giudicato per un singolo episodio di violenza sessuale. Per l’altro imputato, invece, il 72enne, il risarcimento è arrivato dopo la sua morte. 

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