«Ho lasciato tutto. Mi potrebbe accogliere qualsiasi Paese del mondo. La casa però è la casa. Rimangono tutti i ricordi, è ciò che di più sacro possa esserci per una famiglia». È in fuga dalla guerra Tanya, originaria di Kiev, tra i 40 profughi ucraini accolti dal comune di Baronissi. Il terrore è visibile nei loro occhi. Stanchi, stravolti. Un orrore iniziato il 24 febbraio, dal primo giorno di bombardamenti: «Alle 5.20 ci siamo svegliati per il fragore, pensavamo a fuochi d’artificio – prosegue la mamma con i due bimbi e il cagnolino al seguito – Ci siamo nascosti nei sotterranei. Poi, quando il 29 hanno iniziato a colpire più forte, ci siamo mossi verso la frontiera con la Polonia. Ho lasciato una casa bellissima, un buon lavoro, un marito». Poi scoppia in un pianto. Alla frontiera possono passare solo donne e bambini. Tutto il mondo racchiuso in una valigia, a volte neanche il tempo di recuperare gli oggetti più cari: solo qualche vestito, trasportato nelle shopper di plastica.
Ad accogliere i volontari dell’associazione Il Punto, che hanno preso parte alla missione umanitaria, e l’autobus che trasporta i profughi provenienti da Medyka in Polonia, al confine con l’Ucraina, il lungo applauso della comunità di Baronissi.
«Quello che abbiamo visto alla frontiera è spaventoso, non ci sono posti sugli autobus, gente costretta ad andare a Varsavia a 500-600 km a piedi, a Cracovia, o in Germania. E’ inconcepibile nel 21esimo secolo fare guerra per il dominio delle terre. L’Ucraina è stata sempre libera», affermano. «È un impatto forte, terribile. Immaginare la scena di un bimbo che saluta il papà che forse potrebbe non rivedere più. Ho visto con i miei occhi quel bigliettino scritto sulla manica del giubbino, nome cognome, gruppo sanguigno, numero di telefono: quanto sarà stato difficile per una madre che ha dovuto scrivere – ha gli occhi lucidi Mario Santaniello, presidente de Il Punto, che in questi giorni è stato in contatto costante con i volontari in missione - Era un viaggio organizzato molto bene, con destinazioni già definite, ma non ho dormito la notte, perché la preoccupazione c’è sempre, anche se non traspare». «Il cuore grande di Baronissi batte forte – sottolinea il sindaco Gianfranco Valiante - Ci ha spinto il valore umanitario che è dentro di noi. Sentiamo forte la necessità di dare una mano concreta. Un grande lavoro di squadra, pesante, ma siamo felici. Abbiamo chiesto al Ministero di incrementare i posti nei centri di accoglienza, ma ci colpisce la disponibilità delle famiglie ad accogliere». La raccolta viveri prosegue. «Se ci chiedessero di ripartire, saremmo pronti subito – aggiunge Santaniello - Siamo volontari, mettiamo il cuore in tutto ciò che facciamo. Il vero volontario è questo».