Bimba uccisa a otto mesi nel Salernitano:
«Jolanda mai curata adeguatamente»

Bimba uccisa a otto mesi nel Salernitano: «Jolanda mai curata adeguatamente»
di Nicola Sorrentino
Venerdì 30 Aprile 2021, 06:45 - Ultimo agg. 19:57
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Ad uccidere la piccola Jolanda, una bambina di 8 mesi, furono i genitori, Giuseppe Passariello e Immacolata Monti. A deciderlo i giudici della Corte d’Assise di Salerno, che hanno condannato ieri in primo grado all’ergastolo il padre, Giuseppe Passariello, e a 24 anni di reclusione Immacolata Monti. Il primo si trova in carcere dal giugno del 2019, mentre la donna agli arresti domiciliari. Il tribunale - presidente Vincenzo Ferrara, a latere Gabriella Passaro - hanno ritenuto i due colpevoli di omicidio e di maltrattamenti in concorso. Sono state riconosciute le attenuanti generiche per Immacolata Monti. Le motivazioni della condanna saranno depositate entro novanta giorni. Contro la sentenza certamente faranno ricorso i legali difensori, Vincenzo Calabrese e Antonio Di Martino, che avevano sostenuto come la bimba fosse morta per una polmonite. Sullo sfondo c’è l’inchiesta condotta e seguita in ogni aspetto dal sostituto procuratore a Nocera Inferiore, Roberto Lenza. Il quale, nella sua requisitoria, aveva invece chiesto per entrambi i genitori il massimo della pena. I fatti risalgono alla notte del 21 giugno del 2019, a Sant’Egidio del Monte Albino, nella frazione di San Lorenzo, dov’era la casa della coppia.

La sera della morte della piccola, fu un’amica della madre, dietro suo sollecito, ad allertare il 118 per comunicare che Jolanda non respirava più.

Il medico, una volta sul posto, riscontrò sul suo corpo edemi, bruciature ed escoriazioni. Oltre ad una lesione aftosa ulcerativa in bocca, che avrebbe impedito alla piccola di deglutire. Quei segni, secondo le accuse, furono il risultato di almeno quindici giorni di maltrattamenti commessi su Jolanda. La morte sarebbe avvenuta per soffocamento, secondo la tesi accusatoria, probabilmente con l’utilizzo di un cuscino. Gli elementi indiziari raccolti dalla polizia del commissariato di Nocera verso i genitori furono condivisi dal gip, in fase cautelare, poi anche dal Tribunale del Riesame, che indicò in Passariello l’autore del delitto. Quando i due imputati furono sentiti, fornirono versioni che non mutarono il quadro accusatorio nei loro riguardi. Almeno fino alla chiusura dell’indagine. Per Imma Monti fu suo marito, Giuseppe Passariello, a ridurre la figlia in quel modo, con modi e atteggiamenti troppo rudi per gestire una bambina così piccola. Jolanda, in sostanza, non sarebbe stata mai curata adeguatamente, se non con metodi rudimentali. La donna non avrebbe avuto la forza di ribellarsi al marito, che le avrebbe impedito con minacce di portare la figlia da un medico. Continuando, così, a curarla in casa.

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