La Corte di Cassazione ha confermato la misura in carcere per Carmine Alfano, detenuto e imputato per l'omicidio di Armando Faucitano, depositando le motivazioni che hanno ritenuto infondato il ricorso. La decisione era stata già presa dal tribunale del Riesame di Salerno a febbraio scorso, dove i giudici avevano accolto l'appello della Procura dopo la scarcerazione del 37enne per motivi salute, ritenendo compatibili le condizioni fisiche e psichiche dell'imputato con il regime di custodia carceraria. Alfano è imputato per l'agguato di camorra in cui venne ucciso Faucitano, nell'aprile 2015, insieme ad altre tre persone. L'indagine condotta dalla Dda ricostruì il possibile movente, legato ad un debito di droga. Il delitto fu consumato nella periferia di Scafati. L'iter legato alla misura del carcere per l'imputato aveva registrato rigetti diversi per le richieste di sostituzione della misura del carcere con quella dei domiciliari, da parte di gip e Riesame e poi anche dalla Corte d'Assise con una perizia, ancora dal Tribunale della Libertà a novembre 2020. A gennaio scorso, invece, i giudici disposero la scarcerazione per «incompatibilità delle condizioni di salute col regime carcerario». Questo, in ragione di gravi danni alla salute del detenuto «derivante dal protrarsi della carcerazione, sottolineando che il rischio da Covid-19 era concreto nei confronti di Alfan in ragione delle patologie respiratorie da cui è affetto e della necessità di continui trasferimenti presso strutture esterne, resi difficili per l'attuale situazione».
La Procura aveva impugnato la decisione, ribadendo la necessità del carcere e chiedendo disponibilità di altri centri clinici rispetto alla struttura di Siracusa, dove Alfano è detenuto.