Ustionato durante un intervento
di tumore: caso archiviato

Ustionato durante un intervento di tumore: caso archiviato
di Nicola Sorrentino
Venerdì 20 Maggio 2022, 06:05 - Ultimo agg. 21:47
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Era giunto fino a Pagani, dalla Puglia, per curare un tumore al fegato. Durante l’intervento chirurgico si verificò un incidente, perchè Domenico Zefferino, 65enne, restò ustionato a causa di un corto circuito. Morì dopo un mese, nel settembre 2016. L’inchiesta nei riguardi dei medici è stata archiviata, dopo l’accoglimento del gip e l’inammissibilità di un reclamo presentato dal legale della famiglia della vittima. «Da accertamenti sanitari compiuti dal consulente - si legge - unitamente all’attenta lettura della cartella clinica viene chiarito che i medici indagati non ebbero responsabilità, avendo formulato una diagnosi tempestiva della patologia ed una corretta applicazione dei controlli». Le stesse ustioni, per Procura e Gip, «non hanno avuto alcun determinismo causale nel decesso del paziente, sopravvenuto per le complicazione di una cirrosi epatica e tenuto conto del dato che le ustioni erano anche in via di guarigione, prima che intervenisse lo scompenso della cirrosi». L’uomo fu ricoverato all’ospedale “Andrea Tortora” di Pagani. Un corto circuito al macchinario per l’elettrochemioterapia gli causò ustioni sul 10% del corpo. Gli indagati, che rispondevano di omicidio colposo, erano tre medici e tre infermieri dello stesso ospedale. Il paziente fu operato il 3 agosto: era un intervento di chirurgia chemioterapica.

L’intervento prevedeva delle applicazioni a livello locale di brevi impulsi elettrici, seguiti dall’iniezione di farmaci antitumorali che colpiscono direttamente le cellule cancerose.

Sarebbero stati proprio gli impulsi elettrici, e il disinfettante utilizzato nel corso dell’intervento, a causare l’incendio della parte destra del corpo dell’uomo. Secondo la denuncia dei familiari, il paziente sarebbe stato lasciato da solo nella stanza di terapia post operatoria, attaccato al macchinario. Quando infermieri e medici si accorsero di quello che stava accadendo, utilizzarono un estintore per spegnere le fiamme. L’intervento chirurgico - spiegò la famiglia - andò bene ma la terapia successiva ed il collegamento al macchinario avrebbe avuto conseguenze. Per un mese, il 65enne oltre che essere curato per la grave patologia, dovette lottare con le ustioni che avevano interessato in particolare il collo e la schiena. Ustioni di primo e secondo grado. Poi l’epilogo con la morte, il 2 settembre. Il gip dichiarò inammissibile l’opposizione all’archiviazione della Procura presentata dalla difesa, che aveva chiesto indagini suppletive che non superarono il vaglio dell’ammissibilità. L’archiviazione è stata confermata anche dal tribunale, con rigetto del reclamo presento dalla parte civile. 

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