Chat filonaziste, tra gli arrestati nel blitz di Genova ​un 21enne residente a Vallo

Su Telegram il gruppo incitava alla violenza per motivi razziali e religiosi

Operazione della Polizia postale e della Digos
Operazione della Polizia postale e della Digos
di Angela Trocini
Giovedì 1 Dicembre 2022, 08:49
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È residente a Vallo della Lucania il 21enne cuneese arrestato (è ai domiciliari), insieme a due coetanei genovesi (in carcere in quanto ritenuti promotori del gruppo), nel blitz di polizia «Blocco Est Europa» su filonazismo, suprematismo e pedopornografia su Telegram.

I giovanissimi indagati sono accusati di aver creato una chat Telegram con 130 utenti che aveva quale scopo l'incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici e religiosi; nonché di aver fatto apologia attraverso il web di crimini di tipo terroristico, di aver istigato la violenza sessuale su minori e aver diffuso materiale pedopornografico.

Nello specifico i giovani, di età compresa tra i 14 e i 21 anni, scambiavano sulla piattaforma multimediale (il canale, creato a gennaio di quest'anno e chiuso ad aprile, aveva il nome che è stato poi dato al blitz, ma il gruppo gestiva anche altri come Odio i negri, Stragisti, Gruppo islamico italiano) centinaia di video ed immagini di vari orrori: dagli abusi sui bambini, a ragazze mutilate, stragi nelle scuole, azioni jihadiste, insulti ad omosessuali, ebrei e neri.

Oltre a atteggiamenti misogini da cui deriva divertimento per la visione di video di donne, perlopiù minorenni, che si suicidano o che vengono violentate o uccise. Avevano persino inaugurato una campagna di addestramento al tiro con le armi dove i bersagli erano le più alte cariche dello Stato, inneggiando ad Hitler. Dagli accertamenti è emerso che i due genovesi si esercitavano in edifici abbandonati, sparando con fucili e pistole di softair e tra i bersagli c'era anche l'allora primo ministro Mario Draghi nell'ottica della realizzazione di un progetto stragista di enormi dimensioni alle istituzioni democratiche.

E le indagini della Polizia postale e della Digos di Genova (che per il blitz di ieri hanno avuto la collaborazione degli agenti della Digos di Salerno, Torino, Chieti e Imperia e delle locali sezioni operative per la sicurezza cibernetica), coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia ed antiterrorismo, hanno accertato che ogni qualvolta venivano postati dei video seguivano commenti di autoesaltazione del tipo «quando vedo questi, mi viene voglia di andarne a fare uno», riferendosi alla strage di 6 ragazzi e 2 impiegati nel 2019 in Brasile. Ancor più preoccupante, per gli inquirenti, ciò che uno degli indagati ha scritto in chat: «non ho più sentimenti neanche nei riguardi delle persone a me più vicine perché non mi sento accettato e non ho amici. La vita mi fa schifo, farò una strage almeno diventerò famoso». Nel blitz gli investigatori hanno sequestrato fucili e pistole ad aria compressa, una pistola calibro 22 detenuta illegalmente, armi che verranno sottoposte a perizia per verificare che non siano state modificate per renderle pericolose o letali. Uno dei ragazzi spiegava anche di saper recuperare armi nel deep web e di poter usare il suo porto d'armi.
 

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