Vendita di anabolizzanti via chat
in venti rischiano il processo
da Palermo all'Agronocerino

Vendita di anabolizzanti via chat in venti rischiano il processo da Palermo all'Agronocerino
di Nicola Sorrentino
Mercoledì 11 Novembre 2020, 06:35
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C’è anche un ragazzo originario di Nocera Inferiore, G.B., residente a Sant’Egidio, tra le 20 persone che rischiano di finire sotto processo, dietro richiesta della Procura di Palermo. Sullo sfondo, c’è l’indagine condotta dai Nas su un traffico di sostanze dopanti e anabolizzanti, vendute in alcune palestre della Sicilia. Il giovane dell’Agro, difeso dall’avvocato Fabio Carusone, è accusato di aver procurato e venduto alcune di quelle sostanze a diversi atleti, per alterare le proprie prestazioni agonistiche. I reati contestati a vario titolo, per i 20 imputati, sono di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione e commercio di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive. Tra gli imputati ci sono anche nutrizionisti, accusati di esercizio abusivo della professione sanitaria. Stando alle accuse, avrebbero dispensato terapie mediche e piani nutrizionali, somministrando anche farmaci per curare gli effetti collaterali provocati dalle sostanze dopanti. 
L’INDAGINE 
È partita dopo un controllo dei Nas ad un atleta, risultato poi positivo, dopo una gara di calcio disputata il 29 maggio del 2016.

In seguito, attraverso servizi di osservazione, pedinamento, ma anche intercettazioni telefoniche e ambientali, i militari scoprirono l’esistenza di un gruppo che utilizzava come base operativa e di copertura due palestre e un negozio di integratori alimentari, a Palermo. I due titolari, anche loro preparatori atletici, assieme ad un’altra persona, un body builder e collaboratore in una delle palestre attenzionate, sarebbero stati impegnati in un giro di commercio di sostanze anabolizzanti. Tra i farmaci e le sostanze maggiormente spacciati vi erano Winstrol, Proviron, Testovis, Sustanon, Gonasi e Monores, nonché trenbolone e nandrolone. Il ruolo del giovane nocerino, secondo gli inquirenti, era quello di venditore. 

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