Vidal e la Rondinaia, il film di Cascone
sull'«esilio» ravellese dello scrittore

Vidal e la Rondinaia, il film di Cascone sull'«esilio» ravellese dello scrittore
di Erminia Pellecchia
Martedì 2 Agosto 2022, 23:23 - Ultimo agg. 23:24
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«L’unica cosa che mi è davvero piaciuto fare è andare a cinema, tanto affidabile quanto questa luce che filtra attraverso la pellicola di celluloide e proietta sullo schermo immagini e voci del passato». Già, amava il cinema Gore Vidal, l’enfant terrible della letteratura americana che per 33 anni è stato «cittadino» di Ravello. E sicuramente avrebbe apprezzato Ravello Rendez-Vous, lo short film scritto e diretto da Marco Cascone, per ricordare, a dieci anni dalla scomparsa, lo scrittore di West Point che aveva scelto di vivere nella città della musica, scoperta nel 1948 in compagnia di Tennesee William: «Un posto in cui la bellezza si gode aristocraticamente dall’alto», diceva, «il luogo più bello del mondo», «il punto di vista perfetto con cui guardare l’Occidente che muore». Da domenica scorsa - scelta voluta perché è quella della morte, il 31 luglio del 2012, a 86 anni, dell’autore di bestseller come La statua di sale, Burr, Palinsesto e di sceneggiature di pellicole cult come Improvvisamente l’estate scorsa e Ben-Hur - il cortometraggio è visibile su Facebook e Instagram @villalarondinaia e sulla piattaforma YouTube, in attesa di iniziare il suo tour tra i festival del settore.


«È un viaggio poetico, introspettivo sulle orme del Vidal ravellese – racconta il filmaker di Sant’Egidio di Monte Albino – La mia idea è piaciuta ed è stata finanziata dai fratelli Vincenzo e Gerardo Di Natale, imprenditori campani nel settore dell’energia, che nel 2016 acquistarono La Rondinaia, la villa comprata, nel 1972, dall’intellettuale controcorrente che si era innamorato dell’ardita dimora realizzata negli anni Venti da Lord Grimthorpe di Villa Cimbrone, come dependance per la figlia Violet. La arredò insieme al compagno e segretario Howard Austen, inserendovi la piscina dai riflessi zaffiro delle acque del Tirreno su cui affacciava quel nido di rondine, inaccessibile, incastonato com’era nella scogliera a 400 metri sul mare. Gli attuali proprietari -«in barca da ragazzi guardavamo ammirati quella casa di cui si favoleggiava tanto» - l’hanno restaurata, trasformandola in una maison de charme dove il ricordo dello scrittore, che in quest’eremo partorì la raccolta Pepetual war for perpetual pace, rivive nello studio/museo da poco riallestito».

Il «cubo bianco con la finestra sul golfo di Salerno direzione Paestum», come Gore Vidal descrive l’ambiente dove lavorava, con vista sul mare omerico - «mi sento – ripeteva - come se mi trovassi nel mattino del mondo - è al centro della narrazione di Cascone, scandita in tre capitoli “dattiloscritti” dall’Olivetti 35, tra gli oggetti lasciati in loco da Vidal, insieme a numerosi libri e quadri, tra cui un dipinto donatogli da Nureyev, tra i pochi amici ammessi – tra loro Margaret d’Inghilterra, Andy Warhol, Susan Sarandon, Paul Newman, Hillary Clinton - in quelle stanze di un esilio autoimposto che era «come vivere in una cartolina postale permanente, ideale per amare, scrivere, lasciare che sole e azzurro cancellino le ferite dell’anima».


Gore Vidal abbandona a malincuore la Rondinaia dopo la morte di Austen, oggi vi ritorna (lo impersona Antonio Pacileo di Artenauta Teatro, mentre la voce è doppiata da Angelo Bommino) in un percorso amarcord contrappuntato da una colonna sonora quasi eco degli adorati concerti di villa Rufolo.

Vidal passeggia tra le strade di Ravello, si siede sui gradini del duomo a mirare la piazza del suo ozio creativo, quando, unica eccezione, all’isolamento nella sua gabbia dorata, si concedeva un aperitivo al bar San Domingo, oltrepassa i cancelli della Rondinaia, percorre il Viale dei Cipressi menzionato nel libro The Golden Age, si affaccia alla terrazza da cui osserva un paesaggio onirico dove non c’è demarcazione tra cielo e mare, si lascia travolgere dalle memorie di un soggiorno «in paradiso», rimpianto fin all’ultimo respiro.

«Un ritorno, solo immaginario, tra architetture, giardini e panorami spettacolari – sottolinea il regista – Un omaggio dovuto a un personaggio straordinario che, tranne un breve accenno al decennale della morte da parte della Fondazione Ravello, il borgo dove ha abitato a lungo sta relegando all’oblio. Spero che questo film serva a scuotere le coscienze, il mio augurio è che si dia vita a una rassegna tra cinema e letteratura dedicata a Gore Vidal».

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