Vigilia da rave party nella movida
Strade pattumiera a Natale

Vigilia da rave party nella movida Strade pattumiera a Natale
di Giuseppe Pecorelli
Martedì 27 Dicembre 2016, 06:15
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SALERNO - 
Non ci sono angeli che svegliano i pastori per dare il lieto annuncio o per cantare il gloria nel più alto dei cieli, non ci sono Maria e Giuseppe riparati in una mangiatoia per far nascere il loro bambino né magi in partenza dall’Oriente, né lavandaie, né fornai, né zampognari. Nel giorno della vigilia di Natale, il centro di Salerno, ma anche la zona orientale, fino a Mercatello, è invasa di gente che staziona nei locali della movida, una folla di persone che balla sulle note martellanti della musica da discoteca. 
Tra poche ore, allo scoccare della mezzanotte, nelle chiese cittadine, s’intonerà il classico «Adeste fideles», l’inno settecentesco che parla dell’invito degli angeli ad accorrere a Betlemme. Un invito rivolto ai fedeli «laeti triumphantes», lieti e trionfanti. Qui i trionfi sono più prosaici ed effimeri ed, all’inno latino, si preferisce la techno o l’house music. Una massa indistinta di giovani staziona in piazza Flavio Gioia, in via Velia, a piazza Portanova, in largo Campo e il tratto comune è il bicchiere alla destra o alla sinistra. Nel «presepe» salernitano mancano tutti i protagonisti della tradizione, in una sorta di profanazione collettiva della festa religiosa, ma non manca l’oste. 
I barman distribuiscono i loro cocktail come camion-autoclavi nel periodo di siccità. Più che vigilia di Natale sembra un rave party. Nel tardo pomeriggio, quando la folla si disperde e torna a casa per i classici cenoni, le piazze e le strade sono disseminate di bottiglie, bicchieri e cartacce. Alla Rotonda è difficile intravvedere un po’ di pavet. È «profanata» finanche la fontana dei delfini e, alla piazza illuminata con l’opera d’artista «Le mille e una notte», la più bella, con tanto di cielo stellato, resta ben poco della meraviglia dei racconti di Shahrazad. I resti della sbornia fanno traboccare aiuole e fontane. 
È inevitabile che, anche a Natale e a Santo Stefano, si polemizzi contro un’evidente manifestazione d’inciviltà. E c’è chi attacca i locali che distribuiscono alcol anche ai minori, a dispetto di norme severissime in materia, chi se la prende con le orde di barbari e chi critica il Comune per l’assenza di un numero adeguato di cestini per l’immondizia. 
Ci si divide anche a Natale. Ma il presepe salernitano è ben popolato: deejay che armeggiano con i propri dischi e incitano le folle esultanti, che puntano il dito verso l’alto e non verso il cielo, ragazze in succinti abiti rossi d’ordinanza che danzano come odalische di Erode, venditori di calzini che piazzano merce millantando antiche amicizie e mostrando rispetto a suon di «dottore», mimi e babbo natali da tanto a foto, ambulanti che smerciano palloncini o giochi per bambini, musicanti di strada, castagnari, persone d’ogni età che indossano cappelli rossi o cerchietti con le corna delle renne. In molte strade l’odore è quello fritto dei cuoppi di mare e di terra, piccolo antipasto che introduce alle abbondanti libagioni serali.
Da mezzogiorno in poi è difficile camminare. Davanti ai bar si crea la folla come ad un concerto, mentre i ritardatari dei regali corrono per non mancare all’appuntamento con il dono natalizio. L’impressione è che Salerno segua l’andazzo del resto d’Italia e che, per quanto non si rinunci ai regali, si spenda meno e per oggetti più contenuti. Poca gente nei negozi d’alta moda, folla nei locali dove si acquistano piccoli pensieri. Al cibo, invece, non si rinuncia e si vedono file lunghe dinanzi alle pescherie, per l’occasione decorate di luminarie e con i banchi di merce in bella mostra. 
Non succede granché e l’ordine pubblico è tenuto a bada. Si registra una rissa tra un venditore ambulante senegalese e un gruppo di visitatori lucani, con tanto d’inseguimento e rifugio di questi ultimi in una cartoleria e uno scooter impazzito che rischia d’investire alcuni pedoni in centro.


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