«Botte e abusi dal mio ex ragazzo,
sopravvissuta ma lui è ancora libero»

«Botte e abusi dal mio ex ragazzo, sopravvissuta ma lui è ancora libero»
di Rossella Liguori
Venerdì 26 Novembre 2021, 06:00
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«Io potevo non essere qui, ed essere oggi nell’elenco delle vittime di femminicidio. Lui è stato condannato, ma è libero». Inizia così il racconto di Federica, nome di fantasia, perché oggi vive protetta, lontano dalla sua città e da un incubo fatto di minacce, percosse, abusi sessuali perpetrati dal suo ex compagno. Ha 44 anni e, ne profondi occhi neri le immagini di una storia vissuta con dolore e terrore narrata, però, con voce ferma, sicura, carica di quel coraggio che due anni fa ha raccolto a piene mani per dire basta, prendere i suoi tre bambini e chiudersi alle spalle la porta di una vita segnata da violenze, pressioni psicologiche, soprusi. La forza per urlare i suoi “no” ad un uomo che le ha segnato il corpo e l’anima per 16 anni, arrivando ad un passo dalla morte. Lui che ha cercato di ucciderla; lei, presa dalla sconforto e pensando non ci fosse via d’uscita, che ha tentato il suicidio. Un vortice che l’aveva avviluppata fino a quella luce di salvezza rappresentata dai suoi figli. «Lui mi avrebbe ammazzata. Dovevo reagire per i miei figli, il loro futuro, la loro libertà». La fermezza nell’aprire la porta di casa, portare via i bambini, fare oltre tre chilometri a piedi, con brandelli di anima caricati addosso e verso una nuova vita da ricostruire. 



Federica spiega come sia iniziato tutto, e come si sia ritrovata intrappolata in una ragnatela. «Sono stata vittima di violenza per tantissimi anni per mano del mio ex compagno, nonché padre dei miei figli. Ho subito violenza fisica, sessuale, psicologica. La violenza domestica non è occasionale, ma viene perpetrata nel tempo. Ho vissuto con lui 16 anni, ci ho messo tanto tempo perché ero vittima di una manipolazione. Io non esistevo più, non pensavo più con la mia testa. In amore a volte abbiamo una presunzione, io pensavo di cambiarlo col mio amore, che migliorasse il nostro rapporto. Ma non ce l’ho fatta, ho passato anni a rischiare la mia vita, quella dei miei figli senza rendermi conto. Ho capito di essere finita in un burrone e di dover scappare quando ho rischiato di morire. Lui ha cercato di uccidermi ed io ho capito che continuando in quella situazione non ne sarei uscita viva. Ho avuto un impulso di sopravvivenza e non volevo far soffrire i miei figli. Ero arrivata ad un punto drammatico quasi di non ritorno, due settimane prima di scappare ho tentato il suicidio. Pensavo non ci fosse soluzione, ed invece quella soluzione c’è sempre: andare via e denunciare. Sono scappata nel 2019, con i miei figli. Abbiamo fatto tre chilometri a piedi. Ho presentato denuncia e da lì è partita la nostra nuova vita. Sono stata inserita in una casa rifugio per 5 mesi, sono stati giorni complicati, difficili, tra interrogatori. La denuncia significa entrare in un procedimento penale, civile e minorile».

Un percorso avviato non semplice, ma carico di speranza, di futuro, di voglia di farcela. Federica ricorda l’attimo che ha segnato la svolta e racconta dettaglio dopo dettaglio la sua storia, dal dolore alla serenità, perché altre donne possano trovare la forza di aprire la porta ed andare via, proprio come ha fatto lei. «Rifarei tutto altre cento volte, perché oggi io ed i miei figli siamo sereni, felici. All’inizio ho avuto paura, ora non più. Abbiamo imparato questa bella parola “libertà”. Per tanti è un termine usuale, dato per scontato. Per noi non era scontato, ma abbiamo imparato a sentirci liberi. Io insegno loro la forza di sentirsi liberi di esprimersi ed a contrastare qualunque sopruso. Devono imparare a non subire, né per amore, né per altro. Lo Stato deve fare di più, alleggerire i processi e non far sentire la donna imputata. Voglio dire alle donne vittime di violenza, che ancora non trovano la forza, la soluzione è sempre fuori dalla porta, dentro c’è solo la morte. Il percorso può sembrare difficile, ma è bellissima la rinascita».

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