Nuova aggressione al Ruggi. Questa volta è toccato a un operatore della farmacia per aver chiesto a una persona di spostare l'autovettura dall'area dello scarico merci, intralciando il passaggio dei mezzi trasportatori e impedendo, di fatto, le attività di transito, causando un notevole disagio alle attività lavorative. L'uomo ha dovuto far ricorso alle cure del pronto soccorso. «Il rispetto delle norme vigenti hanno portato il collega a richiedere lo spostamento dell'autovettura, che intralciava il libero transito e la possibilità di scarico e carico di medicinali e presidi per i servizi dell'ospedale dichiarano all'unisono i delegati Rsu Cisl Fp scatenando gesti di estrema violenza da parte dell'utente. Il luogo di lavoro nelle aziende sanitarie, da ormai troppo tempo, rappresenta un luogo estremamente pericoloso per chi vi opera e finché le autorità competenti non decideranno incisivamente di tutelare attraverso un adeguato potenziamento dei servizi di tutela e sicurezza la situazione non può che aggravarsi. Rafforziamo un concetto semplice e fondamentale: a fine giornata il lavoratore ha il sacrosanto diritto di rientrare a casa sano e salvo». La vittima è stata trasportata al pronto soccorso, ha riportato lesioni e ferite da percosse e sembrerebbe che ad oggi sia ancora in osservazione. «Una questione drammatica a carattere nazionale, ove emerge una marcata regressione sociale e culturale del nostro paese - dichiara il segretario provinciale della Cisl Fp Alfonso Della Porta - A partire dai pronto soccorso, ma purtroppo anche in ogni servizio e struttura sanitaria pubblica, il rischio di aggressioni è diventata la norma, non l'eccezione, e bisognerebbe ristabilire presidi di sicurezza ed aumentare gli organici addetti alla vigilanza». Eppure, pochi giorni prima che esplodesse la pandemia, che ha tenuto lontano la gente dai nosocomi, nel corso del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, convocato per contrastare la recrudescenza delle aggressioni a danno di medici e paramedici, all'indomani di una aggressione nel reparto di pneumologia di via San Leonardo, si decise di avviare un monitoraggio degli arrivi in ospedale durante la notte e degli accessi nei reparti sensibili durante le ore di visita. A farne le spese, nell'occasione, fu un camice bianco, allertato per intervenire su un paziente agonizzante. Il medico, aveva effettuato tutte manovre e le terapie necessarie per cercare di rianimare un 75enne, ma nonostante questo il paziente non superò la crisi. Si informarono, così, dell'esito i familiari, che accusarono i sanitari di aver lasciato morire l'uomo. Due di questi decisero di passare dalle parole ai fatti, colpendo prima il camice bianco e poi l'infermiere che era corso in soccorso. I due malcapitati ne ebbero per 20 e 30 giorni.
Sono 1493 i tamponi positivi comunicati ieri dall'Unità di crisi, che portano la conta complessiva a 373mila 360 casi dall'inizio della pandemia.