Salerno, la rivolta dei ristoratori:
«Aperti 48 ore? Soltanto un'idiozia»

Salerno, la rivolta dei ristoratori: «Aperti 48 ore? Soltanto un'idiozia»
di Barbara Cangiano
Giovedì 7 Gennaio 2021, 06:15 - Ultimo agg. 08:13
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«Offesi e mortificati per un’elemosina di cui potranno beneficiare solo le attività che porteranno disagio». Leggi assembramenti su cui nessuno, presumibilmente vigilerà, incentivati da cocktail a pochi euro. Se molti bar, che finora, sfruttando la possibilità dell’asporto e ignorando ogni regola anti contagio da Covid-19, oggi e domani resteranno a porte aperte - complice le 48 ore di zona gialla nelle quali nessuno credeva, temendo la scure del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca - per il 90 per cento delle attività di ristorazione non cambierà nulla. 


I PARERI
«Riprendere in mano un’attività commerciale dopo mesi di chiusura non si fa dalla sera alla mattina – tuona Salvatore Giugliano de Il Timone e del Kursaal – Ci vogliono giorni per pulire e sanificare, per fare la spesa e ricontattare i dipendenti. Nel nostro caso sono otto e non hanno ancora visto la cassintegrazione di novembre e dicembre. In più non credo che con quello che si sente in giro la gente abbia tanta voglia di riversarsi nei ristoranti, tra l’altro solo per due giorni senza sapere ancora da lunedì che succederà. Mi sembra veramente una follia». Drago Mir del Mood non nasconde l’amarezza: «Siamo sempre stati aperti per l’asporto e il delivery, quindi, sulla carta, saremmo anche nelle condizioni di aprire, ma la trovo un’offesa gratuita per la categoria.

Solo chi non ha mai lavorato poteva partorire una idiozia del genere. L’ho presa come una elemosina di cui faccio volentieri a meno. Aprirò quando ci saranno le condizioni per lavorare a pieno regime, nel mentre mi aspetterei dei ristori adeguati».

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Su tutte le furie Guido Avallone de Il caminetto: «Forse una pizzeria o un pub può consentirsi di rimettere in moto l’attività così. Un ristorante serio, no. Ormai sono mesi che navighiamo a vista e gli investimenti che abbiamo finora fatto non sono serviti a nulla. Ogni tanto mi farebbe piacere che chi governa si prendesse la briga di parlare con i nostri ragazzi, che sono in condizioni peggiori delle nostre. Di questo passo – denuncia – finiremo nelle mani della criminalità organizzata. Ma a parte il Covid le colpe sono a monte. Viviamo in una città dove ci sono più bar che persone. Non è normale. La liberalizzazione delle licenze è stato un boomerang senza controllo. Mi auguro che si riparta anche da questo, affinché attività storiche non siano costrette a chiudere per sempre la serranda». Non è disposta ad aprire, per poco, Annaclara Capacchione di Vasilicò: «Solo per pulire, comprare il minimo indispensabile per la dispensa mi servirebbero due giorni. Che dire, sono rassegnata. Siamo al 70 per cento in meno di fatturato, una debacle colossale che non si risolve con 48 ore di finzione».

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