Booster e terza dose, che differenza c'è? Cosa cambia ed ​ecco perché il termine inglese è usato a sproposito

Secondo la Crusca appare «inutile e incomprensibile» l'uso di "booster" se rivolto al grande pubblico. Ma in cosa si discostano i due termini?

Booster e terza dose, che differenza c'è? Cosa cambia ed ecco perché il termine inglese è usato a sproposito
Booster e terza dose, che differenza c'è? Cosa cambia ed ​ecco perché il termine inglese è usato a sproposito
di Simone Pierini
Mercoledì 15 Dicembre 2021, 19:33 - Ultimo agg. 17 Dicembre, 11:54
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Terza dose e booster sono ormai diventate parole comuni nel linguaggio di tutti i giorni. Chi l'ha prenotata, chi l'ha già ottenuta, chi sta scegliendo quale vaccino utilizzare per il richiamo alla vaccinazione anti Covid anche in virtù della diffusione della variante Omicron. Nel lessico attuale i due termini vengono utilizzati sostanzialmente con lo stesso significato. Tecnicamente però assumono connotati leggermente diversi: il booster è un richiamo alla vaccinazione completa (due dosi) a 5 mesi dalla seconda, la terza dose fa parte del ciclo completo, è destinata alle persone con determinate fragilità e particolarmente a rischio e va effettuata a partire da 28 giorni dalla seconda dose.

Il termine inglese usato a "sproposito"

Sull'utilizzo del termine booster si è espressa, criticandolo, anche la Crusca. Appare «inutile e incomprensibile» l'uso di "booster" se rivolto al grande pubblico: è il verdetto espresso tramite il presidente della Crusca, Claudio Marazzini, professore emerito di Storia della lingua italiana nell'Università del Piemonte Orientale, che sostiene come andrebbe utilizzata la parola italiana "richiamo". «La diffusione indiscriminata e acritica, tramite i media e non solo, della parola 'booster' da sola e senza l'equivalente italiano, che pure esiste - dichiara Marazzini all'Adnkronos - mostra che ancora una volta si è persa l'occasione di aiutare gli italiani a capire meglio, forse per 'educarli' all'abbandono della loro lingua, o per dimostrare che l'italiano non ha parole adatte.

E questo non è vero, perchè 'richiamo', per i vaccini, esiste dalla prima del Novecento».

DOSE BOOSTER E TERZA DOSE, LE DIFFERENZE

Dose booster 

A chiarire le differenze tra dose booster e terza dose fu lo stesso ministero della Salute attraverso una circolare a firma del direttore generale Prevenzione, e membro del Cts, Giovanni Rezza. Per dose booster, «si intende una dose di richiamo dopo il completamento del ciclo vaccinale primario, a distanza di un determinato intervallo temporale, somministrata al fine di mantenere nel tempo o ripristinare un adeguato livello di risposta immunitaria, in particolare (ma questo ultimo punto è stato successivamente aggiornato aprendo a tutta la popolazione dei 18 anni in su) in popolazioni connotate da un alto rischio, per condizioni di fragilità che si associano allo sviluppo di malattia grave, o addirittura fatale, o per esposizione professionale». Si tratta quindi della dose di richiamo in chi ha risposto bene alle prime due dosi, ma a distanza di tempo, o (forse) per via delle varianti, ha bisogno di una dose di rinforzo.

 

Terza dose (o dose addizionale)

«Per dose addizionale (ovvero la terza dose, ndr.) - viene chiarito - si intende una dose aggiuntiva di vaccino a completamento del ciclo vaccinale primario, somministrata al fine di raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria» e viene fornita ad almeno 28 giorni di distanza dalla seconda dose. I destinatari della terza dose addizionale sono individuati in base a 10 condizioni: trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva; trapianto di cellule staminali ematopoietiche (entro 2 anni dal trapianto o in terapia immunosoppressiva per malattia del trapianto contro l'ospite cronica); attesa di trapianto d'organo; terapie a base di cellule T esprimenti un recettore chimerico antigenico (cellule Car-T); patologia oncologica o onco-ematologica in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi o a meno di 6 mesi dalla sospensione delle cure; immunodeficienze primitive (es. sindrome di DiGeorge, sindrome di Wiskott-Aldrich, immunodeficienza comune variabile etc.); immunodeficienze secondarie a trattamento farmacologico (come terapia corticosteroidea ad alto dosaggio protratta nel tempo, farmaci immunosoppressori, farmaci biologici con rilevante impatto sulla funzionalità del sistema immunitario, eccetera); dialisi e insufficienza renale cronica grave; pregressa splenectomia; sindrome da immunodeficienza acquisita (Aids) con conta dei linfociti T CD4+ < 200cellule/µl o sulla base di giudizio clinico. Sulla base delle indicazioni fornite in precedenza, si spiega nella circolare, questi «dovrebbero aver già ricevuto due dosi di vaccino a mRna". In ogni caso, indipendentemente dal vaccino utilizzato per il ciclo primario (Pfizer, Moderna, AstraZeneca, Johnson & Johnson), sarà possibile utilizzare come dose addizionale uno qualsiasi dei due vaccini a mRna autorizzati in Italia: Pfizer di dai 12 anni in su e Moderna» da 18 anni in su.

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