Coronavirus, il virologo Crisanti: «Riaprire tutta Italia? Follia, meglio scegliere tre Regioni per vedere se esplodono nuovi focolai»

Coronavirus. «Riaprire tutta Italia? Follia, meglio scegliere solo tre Regioni campione per vedere se esplodono nuovi focolai»
Coronavirus. «Riaprire tutta Italia? Follia, meglio scegliere solo tre Regioni campione per vedere se esplodono nuovi focolai»
Lunedì 27 Aprile 2020, 09:50 - Ultimo agg. 14 Febbraio, 14:57
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Coronavirus, riaperture in Italia dal 4 maggio nella fase 2: «Una follia riaprire tutte le regioni insieme». Lo afferma il virologo Andrea Crisanti, ordinario all'università di Padova e direttore del laboratorio di Microbiologia del Policlinico evidenziando che «l'8 marzo quando è stato deciso il lockdown avevamo registrato 1.797 contagi in più in un giorno. Ora siamo ancora sopra i 2mila nuovi casi in 24 ore. Non capisco che cosa ci sia di diverso oggi rispetto al giorno in cui abbiamo deciso di chiudere tutto».

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Il virologo padovano parla dalle pagine de Il Giornale. «Con la riapertura il rischio è elevatissimo. Gli italiani hanno fatto enormi sacrifici che al momento hanno evitato che ci fossero ancora più vittime ma se si riprende così, nel disordine quei sacrifici saranno vanificati e dovremo ricominciare da capo. Si potrebbe riaprire già domani ma in modo ragionato ovvero non tutti insieme e soprattutto non nelle regioni dove i contagi sono ancora moltissimi e la percentuale di crescita è sostenuta. Io aprirei soltanto in 2 al massimo 3 regioni con diffusione bassa del virus. Per esempio in Sardegna che è isolata poi in un'altra regione al sud sempre con un numero basso di contagiati. - continua Crisanti - Poi necessariamente in una regione del Nord per studiare che cosa succede anche nel caso di un'area ad alta industrializzazione. Io sceglierei il Veneto perché ha queste caratteristiche e qui il contenimento del virus ha funzionato meglio rispetto alla Lombardia o al Piemonte».

«Si riapra a scaglioni e per una settimana studiamo che cosa succede nelle aree prescelte. Se dovessero esplodere nuovi focolai saremmo in grado di circoscriverli concentrando lì tutta la potenza per l'identificazione, - spiega Crisanti - l'isolamento e il tracciamento dei positivi e dei loro contatti. Tutto quello che abbiamo imparato in queste settimane. E avremmo un modello per capire meglio il comportamento del virus».

 

 
 
 

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