Coronavirus, l'epidemia in Cina è cominciata a metà novembre

Coronavirus, l'epidemia in Cina è cominciata a metà novembre
Coronavirus, l'epidemia in Cina è cominciata a metà novembre
Venerdì 28 Febbraio 2020, 11:38
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È iniziata a metà novembre. L'epidemia di coronavirus in Cina è cominciata nella prima metà di novembre. Lo ha scoperto l'analisi genetica condotta nel Politecnico di Zurigo (Eth) sotto la guida della biologa computazionale Tanja Stadler. L'analisi si basa su circa 100 sequenze genetiche del virus, la maggior parte proveniente dalla Cina e disponibili nei database pubblici. La ricerca suggerisce che l'epidemia in Cina sia iniziata nella prima metà di novembre 2019 e non nella seconda metà di novembre come indicavano le stime precedenti. Tuttavia si esclude «con un'altissima probabilità - rileva Stadler - che il virus circoli nell'uomo da prima di questo momento», cioè da prima di novembre. Il gruppo di Stadler ha analizzato pure le dinamiche dell'epidemia prima che la città di Wuhan fosse messa in quarantena il 23 gennaio 2020. In particolare è stato calcolato il numero medio di persone che un malato può contagiare (numero di riproduzione) e che è risultato compreso tra 2 e 3,5, confermando le stime precedenti, che ipotizzavano un numero compreso tra 2 e 4.

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Tutto questo significa che la diffusione è più veloce rispetto all'influenza stagionale (che ha un tasso di riproduzione in genere inferiore a 1,5). «Questo numero è uno dei parametri chiave di un'epidemia», osserva Stadler. Perché, aggiunge, «fornisce informazioni importanti sull'efficacia di misure come la quarantena. Solo se le misure di controllo riescono a ridurre questo numero saranno efficaci». Utilizzando metodi statistici, è stato inoltre stimato quante persone sono state infettate in Cina entro il 23 gennaio. L'analisi mostra che in quella data, probabilmente i casi erano compresi tra 4.000 e 19.000. Tuttavia in quel momento i casi confermati erano 581. Ciò significa: nel caso più estremo, solo 1 persona ammalata su 33 è apparsa nelle statistiche ufficiali, nel migliore dei casi 1 persona su 7. I ricercatori hanno reso disponibile l'analisi ad altri studiosi sul portale Virological, ma avvertono che il loro lavoro non è stato esaminato da altri esperti, come prevedono gli standard nella ricerca perché in una situazione come questa, ciò avrebbe richiesto troppo tempo.
 

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