Covid 19, il test che si fa in 6 minuti: «Cambierà la lotta al virus»

Covid 19, il test che si fa in 6 minuti: «Cambierà la lotta al virus»
di Mauro Evangelisti
Giovedì 7 Maggio 2020, 06:28 - Ultimo agg. 15:43
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Ci aspetta un mondo in cui per salire sull'aereo o assistere a un concerto non passeremo solo ai controlli del metal detector, ma anche a quello del virus detector? Questa ipotesi alla Black Mirror sta prendendo sempre più forza, visto che ogni giorno si parla di test rapidi. In attesa del farmaco decisivo e soprattutto del vaccino, la soluzione per tornare alla nostra vita di prima potrebbe essere individuare con facilità chi è positivo e va isolato e chi è negativo e non deve restare chiuso in casa.

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VELOCI
Alla ricerca dell'esame rapido e attendibile ormai sono in molti, in tutto il mondo. All'Università dell'Insubria, a Varese, hanno realizzato ad esempio un test salivare che consente, in un tempo dai 3 ai 6 minuti, di capire se una persona è infettata da Sars-CoV-2. Racconta Mauro Fasano, professore di Biochimica e referente per l'innovazione dell'università: «Un'azienda di Reggio Emilia è già al lavoro per realizzare i primi prototipi, nel giro di due settimane saranno pronti. Sceglieremo quello che ci pare più promettente, faremo nuove sperimentazioni e se, come pensiamo, i risultati confermeranno quelli che abbiamo già ottenuto, il test potrebbe essere validato e utilizzabile prima dell'estate. Non significa che potrà essere venduto al supermercato o in farmacia, per quello serviranno due anni, però potrà essere utilizzato con la presenza di un medico.



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Di fatto è una scatoletta, in cui si inserisce la saliva, con le due strisce di reagenti. Se entrambe diventano rosse, significa che c'è l'infezione. Il principio è lo stesso del test di gravidanza». L'idea è venuta a Lorenzo Azzi, che è un ricercatore di odontoiatria: realizzata con il professor Fasano, è stata sperimentata sui primi pazienti insieme all'ospedale di Varese. «I risultati sono molto incoraggianti - dice Azzi - perché tra i negativi c'è un margine di errore di solo il 10 per cento, tra i positivi un po' più alto. Diciamo che su cento che risultano positivi, una ventina in media sono falsi positivi. Ma con il prototipo contiamo di migliorare ulteriormente l'attendibilità della risposta».

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PRIMA DIAGNOSI
Per una diagnosi precisa servirebbe comunque il secondo passaggio con il test molecolare della saliva o con il tampone rino faringeo, ma comunque una prima scrematura così rapida apre opportunità importanti. Ad esempio nei pronto soccorso dove per ogni paziente che arriva c'è sempre il rischio di non fermare la circolazione del virus. «Ma pensiamo anche alla scuola - dice Fasano - o alle grandi aziende: alla presenza di un medico, in pochi minuti ciclicamente si potranno eseguire i test salivari, molto più semplici perché non serve il prelievo del sangue». C'è un altro tipo di test rapido già diffuso, il pungidito, ma è sierologico. Non scatta la fotografia del momento, ma registra la presenza degli anticorpi. Se però il soggetto è positivo da pochi giorni, non li ha ancora sviluppati e dunque l'utilità immediata è meno incisiva. Ormai sulle tecniche per identificare chi è positivo, fermando da una parte l'epidemia, dall'altra evitando di paralizzare il Paese, ormai si stanno giocando gran parte delle strategie. Sta per partire, sia pure in ritardo, la campagna nazionale con i 150mila test sierologici, fatta a campione, per capire quale sia stata la diffusione del virus. Ma che cosa si farà con quei soggetti che risulteranno positivi e, dunque, potenzialmente con un'infezione in corso? Spiega il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri: «L'utilizzo di test e tamponi, sarà combinato: chi risulta positivo al test sierologico dovrà fare anche il tampone, per escludere la presenza del virus in quel momento». In tutte le regioni ormai c'è la corsa a realizzare i test sierologici: lunedì si partirà nel Lazio, si conta di farne 300mila di cui 62 mila alle forze dell'ordine (i primi saranno quelli della guardia di finanza). Ne saranno eseguiti 10mila al giorno.

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MILANO
Il professor Massimo Galli, docente della Statale e direttore di Malattie infettive al Sacco di Milano, non ha dubbi: i test rapidi sierologici vanno eseguiti. «Sono utili e affidabili».
Difende la scelta di farli, in collaborazione con il Comune di Milano, sui conducenti dell'azienda dei trasporti. Il sindaco Sala annuncia che sono già partiti e incalza la Regione Lombardia: perché dice che sono inutili? Risposta dell'assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera: «No a scorciatoie, dei test sierologici in enti e aziende rispondono gli organizzatori».

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