Covid, alleanza tra medici per «gli altri malati»: nuova task force di oncologi, cardiologi ed ematologi

Covid, alleanza tra medici per «gli altri malati»: nuova task force di oncologi, cardiologi ed ematologi
Covid, alleanza tra medici per «gli altri malati»: nuova task force di oncologi, cardiologi ed ematologi
di Barbara Carbone
Mercoledì 21 Ottobre 2020, 08:04 - Ultimo agg. 16 Febbraio, 13:15
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Tra le vittime certe del coronavirus c'è la sanità pubblica che, pochi giorni dopo l'inizio della seconda ondata, è già in ginocchio. Mancano medici e infermieri, manca una rete organizzativa idonea a gestire l'emergenza sanitaria, il personale medico è stremato e ci sono 11 milioni di malati fragili in attesa di screening e interventi chirurgici, rallentati e in molti casi bloccati dalla tempesta Covid-19. A fotografare il collasso del Sistema sanitario nazionale sono stati gli oncologi, i cardiologi e gli ematologi che ieri hanno firmato la prima alleanza al mondo tra esperti delle patologie croniche più frequenti, la Foce. La Confederazione ha denunciato che i pazienti rischiano di morire non solo di Covid e che, nel futuro prossimo, cresceranno in maniera esponenziale le cosiddette morti indirette di persone che cioè si sarebbero salvate se solo avessero avuto accesso alle terapie. Sul banco degli imputati le istituzioni, colpevoli di non avere adottato misure urgenti in vista della, non certo inaspettata, seconda ondata.

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LE SOLUZIONI
A tutela dei più deboli la Confederazione avanza delle soluzioni concrete tra cui linee guida condivise, collaborazione col territorio, reti oncologiche regionali e riorganizzazione dei percorsi negli ospedali per infarti e ictus. Durante questi mesi di pandemia circa il 20% dei pazienti oncologici ha scelto di non recarsi nei centri per timore del contagio ha ricordato Francesco Cognetti, Presidente di Foce e di Fondazione Insieme contro il Cancro.

Anche il presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica, Giordano Beretta, ha dichiarato che nei primi 5 mesi del 2020 sono stati eseguiti circa un milione e quattrocentomila esami di screening in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.

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Rischiamo di vanificare gli importanti progressi ottenuti. Oggi sono circa 3,6 milioni i cittadini in Italia vivi dopo la diagnosi di cancro, con un incremento del 37% rispetto a 10 anni fa ha aggiunto Cognetti - Preoccupa l'aumento dei casi di Covid, che rischiano di saturare i letti di degenza ordinaria e delle terapie intensive. Va prevista la divisione fra ospedali Covid e Covid free, dove i pazienti con patologie gravi possano recarsi in sicurezza, mantenendo la continuità di cura. La soluzione deve essere il potenziamento della sanità territoriale, del tutto inesistente in molte Regioni, la responsabilizzazione e il coinvolgimento dei medici di medicina generale, e lo sviluppo di sistemi di telemedicina».

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Raggiunge il 37% la mortalità nei pazienti con malattie ematologiche maligne contagiati dal virus. «Una percentuale altissima», secondo il presidente della Società italiana di ematologia, Paolo Corradini che ha sottolineato la necessità di continuare a trattare i pazienti ematologici, garantendo loro le terapie salvavita. Discorso analogo per le patologie cardiovascolari che interessano circa 7,5 milioni di persone in Italia. «In 36 anni la mortalità totale si è più che dimezzata ha detto il presidente della Società italiana cardiologia, Ciro Indolfi - Nello stesso periodo, la mortalità per le malattie ischemiche del cuore si è ridotta di circa il 68% e quella per patologie cerebrovascolari del 73%».
LE PATOLOGIE
A settembre 2020, su quasi 4200 cartelle cliniche analizzate dall'Istituto superiore di sanità, relative a decessi con Covid-19, solo il 3,8% non presentava altre patologie mentre il 62,6% era caratterizzato addirittura da tre o più co-morbosità. Inoltre, nei decessi con Covid-19 le condizioni a rischio cardiovascolare erano fortemente presenti con il 65,8% dei casi per l'ipertensione arteriosa, il 29,5% per il diabete mellito-Tipo 2 e il 10,4% per l'obesità. Dati che rimettono in prima linea la necessità di fare prevenzione e garantire ai più fragili l'accesso alle cure in sicurezza. Aspettare che la pandemia allenti la sua morsa, per undici milioni di persone, potrebbe essere troppo tardi.

 

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