Covid, variante inglese, brasiliana e sudafricana: come riconoscerle dai sintomi (e come difendersi)

Covid, variante inglese, brasiliana e sudafricana: come riconoscerle dai sintomi e come difendersi
Covid, variante inglese, brasiliana e sudafricana: come riconoscerle dai sintomi e come difendersi
di Raffaele Alliegro
Martedì 9 Febbraio 2021, 13:51 - Ultimo agg. 18:57
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Tre varianti e decine di domande. Il Covid 19 trasmettendosi muta, acquista caratteristiche diverse che gli permettono di sopravvivere. E le domande che tutti si fanno aumentano. Il virus diventa più contagioso? La malattia sarà più pericolosa? I vaccini continuano a essere efficaci? Per fortuna, in linea generale, a questi interrogativi è stata già data una risposta. Ma vediamo prima di tutto quali sono le varianti.

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Le varianti

Le mutazioni che preoccupano di più sono tre: quella inglese, quella sudafricana e quella brasiliana. Spiega l'Istituto superiore di sanità: «Al momento sono le varianti che vengono attentamente monitorate e che prendono il nome dal luogo dove sono state osservate per la prima volta.

In tutti e tre i casi il virus presenta delle mutazioni sulla cosiddetta proteina “spike”, che è quella con cui “si attacca” alla cellula».

Variante inglese

La variante inglese «è stata isolata per la prima volta nel settembre 2020 in Gran Bretagna, mentre in Europa il primo caso rilevato risale al 9 novembre 2020. È monitorata perché ha una trasmissibilità più elevata, è ipotizzata anche una maggiore patogenicità, ma al momento non sono emerse evidenze di un effetto negativo sull’efficacia dei vaccini». Questa è la mutazione che si conosce meglio perché è quella apparsa per prima, dunque è anche la più studiata. Il professor Roberto Cauda, ordinario di Malattie infettive al Policlinico Gemelli di Roma, aggiunge infatti che «la variante inglese ha una maggiore frequenza di sintomi gastrointestinali e una minore frequenza di perdita di gusto e olfatto. È anche più trasmissibile, colpisce più persone. Quindi fa inevitabilmente aumentare in percentuale le forme gravi della malattia».

Variante sudafricana

La variante sudafricana, ricorda l'Istituto superiore di sanità, è stata invece «isolata per la prima volta nell’ottobre 2020 in Sud Africa, mentre in Europa il primo caso rilevato risale al 28 dicembre 2020. È monitorata perché ha una trasmissibilità più elevata e perché dai primi studi sembra che possa diminuire l’efficacia del vaccino. Si studia se possa causare un maggior numero di reinfezioni in soggetti già guariti da Covid-19».

Variante brasiliana

 

La variante brasiliana, infine, «è stata isolata per la prima volta nel gennaio 2021 in Brasile e in Giappone. Alla data del 25 gennaio 2021 è stata segnalata in 8 Paesi, compresa l’Italia. È monitorata perché ha una trasmissibilità più elevata e perché dai primi studi sembra che possa diminuire l’efficacia del vaccino».

Il Covid muta

Dunque il Covid, circolando, muta. «Il più delle volte - spiega il professor Cauda - la mutazione è inefficace ma quando procura un vantaggio al virus, quando ad esempio lo rende più trasmissibile, allora tende a svilupparsi». Resta il fatto che i vaccini possono essere modificati abbastanza velocemente per adattarli alla variazioni che via via si presentano. «I produttori di vaccini stanno cercando di studiare richiami vaccinali per migliorare la protezione contro le future varianti», fa sapere l'Iss. Inoltre, aggiunge Cauda, «anche in caso di riduzione di efficacia, il vaccino può comunque essere sufficiente per impedire le forme gravi della malattia. Non vorrei che queste notizie sulle varianti e su eventuali cali di efficacia inducessero la falsa convinzione che la vaccinazione sia inutile. Anzi, è il contrario: bisogna vaccinarsi il più rapidamente possibile per levare terreno al virus».

Resta il fatto che qualunque sia la variante, comunque si pensi di combatterla e qualsiasi sia il livello di protezione assicurato da farmaci e vaccini, le misure di prevenzione non cambiano: distanziamento, pulizia delle mani, mascherina. E vanno osservate sempre.

 

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