Influenza del cammello: cos'è la Mers (il coronavirus trasmesso dai dromedari) e cosa si rischia con il contagio

In dieci anni registrati in tutto 2.600 casi, l'84% diagnosticati in Arabia Saudita

Influenza del cammello: ecco cos'è la Mers, il coronavirus tramesso dai dromedari
Influenza del cammello: ecco cos'è la Mers, il coronavirus tramesso dai dromedari
di Stefania Piras
Giovedì 15 Dicembre 2022, 16:30 - Ultimo agg. 25 Febbraio, 10:43
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Quella che stiamo chiamando influenza del cammello è la MERS, anzi per la precisione il nome completo è MERS-CoV, sindrome respiratoria mediorientale. Si tratta di un coronavirus. È un virus zoonotico, stiamo parlando, dunque, di malattie che si trasmettono dagli animali all'uomo. In questo specifico caso è un virus che ha contagiato ripetutamente (anche in passato) la popolazione umana attraverso il contatto diretto o indiretto con cammelli o dromedari infetti della penisola arabica. I cammelli dromedari in Medio Oriente sono infatti un importante serbatoio di Mers-CoV. Ecco svelato, quindi, perché con un espressione un po' grossolana in questi giorni stiamo parlando di "influenza del cammello", il principio è lo stesso che ha portato al conio dell'espressione "vaiolo delle scimmie" che si riferisce al virus identificato per la prima volta nelle scimmie in cattività nel 1958 e poi nel 1970 in un uomo della Repubblica Democratica del Congo.

Vediamo allora cos'è la Mers-Cov e se ci sono i presupposti per allarmarci.

L'infettivologo Massimo Ciccozziresponsabile dell'Unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, oggi ha rassicurato. Ha detto che questo virus si trasmette soprattutto dal dromedario all'uomo (come il 90% dei casi registrati quest'anno, meno di una decina) e che la trasmissione uomo-uomo è poco probabile: si verifica solo se si beve il latte crudo di cammello e, dunque, non si verifica toccando l'animale. «Il rischio di contagio da chi torna in Italia dal Mondiale in Qatar è davvero poco probabile», ha detto Ciccozzi. Il virologo della Statale di Milano Fabrizio Pregliasco inquadra invece la Mers come un virus che «ha un'alta letalità e che non si riesce a controllare da allora (dal 2012 da quando lo conosciamo, ndr) nelle regioni del Medio Oriente»

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Ma allora perché è salita alla ribalta delle cronache questa forma influenzale? Perché la Health Security Agency britannica ha diramato una nota informativa, in cui si esortano «medici e operatori sanitari a prestare specifica attenzione ai viaggiatori di ritorno dalla Coppa del Mondo». Il Qatar, il Paese in cui si stanno disputando i Mondiali, è una delle aree mediorientali in cui circola storicamente di più questo virus. « Nel maggio 2022, le autorità del Qatar hanno segnalato all'Oms due persone con Mers, di cui una è deceduta.

Entrambi avevano avuto contatti con cammelli e avevano consumato latte di cammello crudo», si legge su The Lancet Global Health. E viste le folle che richiama un evento come la Coppa del Mondo non si può quindi abbassare la guardia. «In considerazione dell'alto numero di spostamenti in occasione dei Mondiali di calcio, la presenza di un possibile rischio correlato alla diffusione di questo virus va vista come esigenza di sorveglianza», commenta Fabrizio Pregliasco. Su 'The Lancet Global Health' un gruppo di esperti di diversi centri con sede dall'Arabia Saudita al Portogallo, hanno fatto presente che il rischio di un aumento della trasmissione di Mers non è da sottovalutare, per via del fatto che due maxi eventi che si stanno svolgendo in contemporanea nel Paese - i Mondiali e un festival per il concorso di bellezza dei cammelli del Camel Mzayen Club - stanno attirando centinaia di migliaia di persone dal Medio Oriente e da tutto il mondo. E molti partecipano a entrambi questi raduni di massa, interagendo a stretto contatto tra loro e con i cammelli, «creando - scrivono gli autori del commento - condizioni ideali per la trasmissione di agenti patogeni zoonotici associati ai cammelli con potenziale epidemico. Questi agenti patogeni includono il Mers-CoV, altamente letale. Gli esseri umani vengono sporadicamente infettati attraverso il contatto diretto o indiretto con cammelli o latticini di cammello infetti». «Lo abbiamo capito con Sars-CoV-2 che l'interconnessione di più persone da luoghi diversi può determinare un rischio», chiosa ancora Pregliasco.

Il primo avviso è stato lanciato da una fonte ufficiale: l'Organizzazione mondiale della sanità che si occupa proprio di questo: informare e avvisare.  Una settimana fa (7 dicembre 2022, ndr) l'Oms pubblicava un report decennale su questo virus e scriveva che tra il 2012 e il 17 ottobre 2022, sono stati segnalati all'OMS 2600 casi confermati in laboratorio di infezione da coronavirus della sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS-CoV), di cui l'84% (2193 su 2600) è stato segnalato dall'Arabia Saudita. I casi di MERS sono stati segnalati in tutto da 27 Paesi in Medio Oriente, Nord Africa, Europa, Stati Uniti d'America e Asia. In Qatar si contano 28 casi in tutto, in Arabia Saudita, come abbiamo visto, se ne contano in assoluto più di tutti. Questi sono i paesi del Medio Oriente dove sono stati registrati casi negli ultimi dieci anni: Bahrain, Egitto, Iran, Giordania, Kuwait, Libano, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Emirati arabi e Yemen. E in Europa? Casi sono stati diagnosticati in Austria, Francia, Germania, Grecia, Italia (uno solo avvenuto nel 2013 nell'arco di 10 anni complessivi), Paesi Bassi, Turchia e Regno Unito.

Mers-Cov, trasmissione da umano a umano

Su questo aspetto, la trasmissione da uomo a uomo del Mers-Cov, l'Organizzazione mondiale della Sanità è rassicurante perché nel report pubblicato recentemente (16 novembre 2022) ci spiega che «ad oggi, tutte le informazioni disponibili sui casi segnalati e rilevati attraverso test molecolari e sierologici indicano che la trasmissione da uomo a uomo rimane limitata». La maggior parte della trasmissione da uomo a uomo, continua, si è verificata in strutture sanitarie, e questa rimane una caratteristica principale dell'epidemiologia del Mers-CoV. L'OMS, come per il Covid-19, collabora con le autorità sanitarie dei Paesi colpiti per prevenire e ridurre al minimo i casi associati all'assistenza sanitaria e migliorare anche le misure di prevenzione e controllo delle infezioni in tutte le strutture sanitarie delle aree colpite.

Ad oggi, scrivono gli esperti Oms, la MERS rimane una malattia relativamente rara per la quale tuttavia il personale medico delle strutture sanitarie, anche in Medio Oriente, ha generalmente una scarsa consapevolezza.

Sintomi ed evoluzione della malattia

I sintomi dell'infezione da MERS-CoV sono aspecifici e vanno dall'assenza di sintomi alla polmonite e la crisi respiratoria acuta. I casi iniziali si presentano con segni e sintomi respiratori lievi e a volte possono non essere notati. Le cause della trasmissione e le esatte modalità di trasmissione in ambiente sanitario «non sono ancora ben definite e sono al centro di un'attiva ricerca scientifica collaborativa nei paesi colpiti», scrive ancora l'Oms che ritiene che la trasmissione negli ambienti sanitari sia avvenuta prima che fossero applicate adeguate procedure di prevenzione e controllo delle infezioni e prima che i casi fossero isolati.

Chi rischia, cosa rischia

«I maschi di età superiore ai 60 anni con condizioni mediche pregresse, come diabete, ipertensione e insufficienza renale, sono a maggior rischio di malattia grave, compreso il decesso», scrive l'Oms. Già, ma quanto si muore di Mers? Il tasso è piuttosto alto. Ad oggi, sono stati segnalati all'Oms 935 decessi legati alla MERS: il tasso grezzo di mortalità dei casi è pari 36%. Dei 2600 casi confermati in laboratorio segnalati all'OMS dal 2012, l'età mediana è di 53 anni (range 38-66 anni) e 1804 (69%) sono di sesso maschile. Al momento della segnalazione, circa il 20% (518/2600) dei casi non presentava sintomi o ne presentava di lievi, mentre il 48% (1259/2600) aveva una malattia grave o è morto. Il 53% (1388/2600) dei casi segnalati all'OMS ha riferito di avere almeno una delle seguenti condizioni di base: diabete mellito, ipertensione, malattie cardiache, insufficienza renale cronica o malattie polmonari. Oltre il 70% dei casi mortali di MERS presentava almeno una di queste condizioni di base.

Distanza e protezione delle vie respiratorie

Qui è importantissimo ricordare gli insegnamenti appresi durante la pademia Covid. «Numerose indagini condotte all'epoca dei focolai ospedalieri della Mers-Cov- scrive l'Oms - indicano che le procedure di aerosol condotte nei reparti di pronto soccorso o reparti medici affollati, con misure di prevenzione e controllo delle infezioni non ottimali, hanno portato alla trasmissione da uomo a uomo e alla contaminazione ambientale». Vuol dire che il virus, essendo un virus respiratorio, può essere arginato. Quindi? Con il miglioramento dell'osservanza delle misure di prevenzione e controllo delle infezioni, la trasmissione da uomo a uomo nelle strutture sanitarie può essere ridotta e possibilmente eliminata. Ecco perché Massimo Ciccozzi raccomanda le stesse misure di prevenzione che aiutano a tenere lontano il Covid: «Se rispettiamo una semplice norma che abbiamo imparato in questi due anni di pandemia Covid, lavarsi spesso e bene le mani, il rischio di contagio si riduce notevolmente». 

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