Medici in fuga dall'Italia, ogni anno vanno via in mille. «Non solo per lo stipendio»

"Altrove è possibile fare esperienze più gratificanti"

Medici in fuga dall'Italia, ogni anno vanno via in mille. «Non solo per lo stipendio»
Medici in fuga dall'Italia, ogni anno vanno via in mille. «Non solo per lo stipendio»
di Graziella Melina
Sabato 18 Febbraio 2023, 06:09 - Ultimo agg. 19 Febbraio, 13:01
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Più soldi, più gratificazioni e più tempo per la famiglia. Quando si tratta del proprio futuro, i giovani medici italiani non tentennano, sanno cosa vogliono e dove cercarlo. E così, senza grandi rimpianti, fanno le valigie e vanno a lavorare all'estero. La scelta non è nuova. Ma ora le istituzioni cominciano a prenderne atto, con preoccupazione. Tre giorni fa, il ministro della Salute Orazio Schillaci, lo ha ribadito all'inaugurazione dell'Anno accademico dell'Università Cattolica di Roma: «In dieci anni dal 2005 al 2015 oltre 10mila medici hanno lasciato l'Italia per lavorare all'estero, un esodo di capitale umano che non possiamo più permetterci». I medici, in realtà, lo denunciano da tempo. Eppure, finora nulla è cambiato. Il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Filippo Anelli, lo ha voluto ricordare di nuovo. Se i giovani vanno via la colpa è della «scarsa qualità di lavoro e di vita, degli stipendi non adeguati, della mancanza di sicurezza che mette gli operatori a rischio anche di aggressioni».


CIFRE ELOQUENTI


I numeri, del resto, non lasciano spazio a dubbi.

Secondo il centro Studi del Sumai Assoprof dal 2008 al 2021 sono stati ben 14.341 i medici italiani che hanno fatto un biglietto di sola andata. Lo stato estero più ambito fino a due anni fa è stato il Regno Unito (5.578 medici italiani), poi la Svizzera con 3.095, la Francia con 1.593 medici, Germania con 1.395, Israele con 957, Belgio con 883. I meno gettonati sono gli Usa con 303 trasferimenti, il Canada con 280 e l'Irlanda con 257.

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Antonio Magi, segretario generale del Sumai Assoprof, che al tema dell'esodo dei neo medici ha dedicato anche un libro ("Specialisti, situazione al 2021 previsioni al 2030") lo spiega facendo i conti i tasca dei colleghi europei: «Se si confronta la remunerazione media di uno specialista del Regno Unito con quella di uno italiano, convertite in dollari americani, notiamo che la prima è di 155.767 dollari, la seconda di 61.130". Ben 94.637 dollari annui di differenza. In Belgio e in Germania la situazione è ancora più allettante: 167.348 dollari per la prima e di 166.989 dollari per la seconda; si tengono più basse invece Francia e Svizzera, dove si guadagnano rispettivamente 132.632 dollari e 155.804 dollari. Difficile dunque resistere alla tentazione di lasciare lavori spesso precari e mal pagati. Anche perché all'estero i medici italiani sono "corteggiati" con offerte allettanti, in denaro e con benefit aggiuntivi. «In Germania, ad esempio prosegue Magi - per superare la difficoltà della lingua lo Stato offre oltre all'alloggio anche un posto di lavoro per il coniuge e ovviamente una scuola di lingua per entrambi. Come Paese Italia, a livello remunerativo siamo quindi fortemente penalizzati rispetto agli altri paesi, vinciamo il confronto solo con il Portogallo e la Grecia, e certamente, al momento, non possiamo reggere la concorrenza degli altri Paesi che offrono ai nostri medici numerosi vantaggi economici e di carriera».

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NON SOLO SOLDI


Ma ad attrarre i giovani non sarebbero solo gli stipendi molto più alti. «Non è solo un problema di natura economica spiega Guido Quici, presidente del sindacato dei medici della Cimo Fesmed Per i giovani contano molto anche le possibilità di crescita e quindi l'aspetto legato alle motivazioni. Il medico vuole sentirsi gratificato anche in termini di rapporto con il paziente, e invece spesso deve fare i conti con i budget indicati dai direttori generali. Il tempo di cura non è valorizzato, e così per la fretta non si riesce a stabilire una vera relazione tra medico e paziente, né si riescono a dare informazioni dettagliate sul cosiddetto consenso informato». Come se non bastasse molto spesso le strutture non applicano il contratto di lavoro. Un medico giovane in sostanza non ha prospettiva di carriera. «Non dimentichiamo che in Inghilterra si diventa primario a 40-43 anni. Se a questo aggiungiamo le aggressioni, i contenziosi, la burocrazia, facile comprendere la scelta di andarsene dall'Italia». Del resto, all'estero i medici italiani sono molto ambiti. «Chi si occupa di radiologia, oppure i medici nucleari, o chi ha competenze specifiche è molto richiesto spiega Anelli . Poi ovviamente sono sempre molto ricercati gli anestesisti e i chirurghi. Tutti questi medici, poi, quando vanno a lavorare all'estero rimangono iscritti nei nostri albi per un periodo e poi molti decidono di tagliare i ponti anche con l'ordine di provenienza».
Intanto, i professionisti non più giovani che mai hanno pensato di emigrare, si sentono un po' disorientati. «Le opportunità e le ambizioni della mia generazione ammette Cristina Cenci, 50 anni, medico internista all'ospedale di Foligno erano diverse. Non avevamo la tentazione di partire. Le condizioni di lavoro oggi però sono davvero cambiate. Se i giovani vanno via è soprattutto perché vogliono riuscire a mettere a frutto le proprie competenze».
 

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