Omicron Cina, Pechino rischia il lockdown. Il governo: «Non cederemo». Il Covid fa crollare le Borse

Si teme la chiusura come per Shanghai. Il virus torna a spaventare i mercati: giù il petrolio, l’oro e le materie prime

Omicron Cina, Pechino rischia il lockdown. Il governo: «Non cederemo». Il Covid fa crollare le Borse
Omicron Cina, Pechino rischia il lockdown. Il governo: «Non cederemo». Il Covid fa crollare le Borse
di Gianluca De Rossi
Lunedì 25 Aprile 2022, 22:17 - Ultimo agg. 26 Aprile, 15:14
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La Cina non si piegherà al Covid e a quella sua mutazione, la variante Omicron, che rischia di fermare la ripartenza del Dragone. «Di fronte alla variante Omicron, la Cina non cederà, ma avanzerà nella lotta per bloccarla»: è il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin a gettare acqua su quel fuoco alimentato dai timori di un nuovo lockdown a Pechino simile a quello draconiano in atto da un mese a Shanghai.

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Omicron Cina, Pechino rischia il lockdown

Un fuoco che potrebbe bruciare le aspettative di ripartenza post pandemia dell’economia cinese, tanto che Wang ieri ha dovuto rimarcare gli sforzi del governo, sottolineando che già con la variante Delta la Cina aveva ottenuto «risultati notevoli: vinceremo sicuramente ancora e daremo maggiori contributi al mondo».

 


LA CAPITALE


Nel frattempo crescono i contagi a Pechino e con loro i timori di una nuova ondata Covid: la municipalità ha segnalato 29 casi confermati in 24 ore e Pang Xinghuo, vice capo del centro municipale per la prevenzione e il controllo delle malattie, ha spiegato che da venerdì scorso sono state registrate in tutto 70 infezioni locali.

Altri 5 quartieri sono stati classificati a medio rischio Covid, portando a 6 il numero totale di aree a medio rischio nella capitale. Ma è bastata una sola zona ad alto rischio contagi per far sì che l’ufficio municipale per la cultura e il turismo abbia bloccato tutti i tour dei turisti, obbligando i visitatori nella capitale cinese ad esibire il referto di un tampone, eseguito nelle 48 ore precedenti, che attesti la negatività al virus. E sono scattati i test di massa per 3,5 milioni di persone. Tutto questo perché le autorità sanitarie non vogliono che Pechino diventi una nuova Shanghai, megalopoli da 26 milioni di abitanti chiusa da un lockdown che dura da un mese e che anche ieri ha fatto registrare 51 morti a causa del Covid, mentre nell’intero Paese sono stati poco più di 20.000 i casi in 24 ore. 

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Shanghai si conferma il peggior focolaio del Paese, con la popolazione anziana risultata quella più vulnerabile: secondo le statistiche locali, solo il 62% dei residenti over 60 ha ricevuto due dosi di vaccino anti-Covid, mentre la quota protetta scende al 15% per la fascia di 800.000 over 80.


MERCATI IN ROSSO


I timori di nuovi lockdown anche a Pechino cambiano la geografia della distribuzione dei generi di prima necessità nel Paese: la Cina ieri ha svelato le linee guida per attingere ulteriormente dal suo potenziale di consumo, con misure dettagliate per affrontare i rallentamenti a breve termine e aumentarne la dinamicità a lungo termine. Secondo le linee guida diramate dall’Ufficio Generale del Consiglio di Stato, il Paese prevede di realizzare un lotto di magazzini nella periferia delle città di grandi e medie dimensioni per garantire la fornitura di beni di prima necessità in caso di emergenze, per far fronte all’impatto del Covid e stimolare la ripresa dei consumi. Ma questa nuova strategia non ha frenato i timori dei mercati internazionali.


Il mondo, infatti, osserva gli sviluppi della battaglia che la Cina ha intrapreso contro la pandemia, e i timori di una nuova sconfitta del Dragone, che si traducono con nuovi lockdown anche nella capitale, ha affossato le quotazioni del petrolio e spinto le Borse in rosso. Anche i mercati finanziari europei ieri sono stati investiti dai timori di una nuova avanzata del Covid in Cina, con Parigi maglia nera (-2%), a seguire Londra (-1,8%), Francoforte e Milano (-1,5%) sull’onda del crollo dei listini cinesi: Shanghai (-5,1%) e Shenzhen (-6,5%), Hong Kong (-3,7%). Gli effetti del crollo delle Borse cinesi si sono manifestati sulle materie prime, a partire dal petrolio, il primo campanello d’allarme rivelatore dei timori che la stretta del Dragone contro il Covid provochi una diminuzione della domanda da parte del colosso cinese: è scivolato sotto 100 dollari al barile (il Wti a 96 dollari mentre il Brent assestato in serata sulla soglia dei 100 dollari), arrivando a perdere oltre il 5%. E poi sull’alluminio, sull’acciaio e sul ferro. In calo anche i metalli preziosi come l’oro, l’argento e il palladio.
Anche a Wall Street, la Borsa di New York, crescono i timori di un rallentamento ulteriore dell’economia mondiale a causa del numero crescente di casi Covid in Cina che, dopo aver provocato il lockdown a Shanghai, ora potrebbe far chiudere altre città, tra cui Pechino: S&P Global ha limato le stime di crescita dell’economia globale per il 2022, dal 3,3% al 3,2%, stimando più debole anche la crescita dell’economia statunitense nel primo scorcio dell’anno.

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