Vaccino, Ricciardi: «Con la quarta dose si partirà tra maggio e giugno 2022»

Per il consulente del ministro della Salute Roberto Speranza «le tre varianti del virus nate in Paesi meno vigili»

Omicron, Ricciardi: «Le varianti del Coronavirus sono nate nei Paesi meno attenti»
Omicron, Ricciardi: «Le varianti del Coronavirus sono nate nei Paesi meno attenti»
di Francesco Malfetano
Lunedì 27 Dicembre 2021, 00:04 - Ultimo agg. 28 Dicembre, 08:47
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«A gennaio l'impennata dei contagi sarà impetuosa, ma l’Italia quest’anno ha lottato bene contro il virus. Però non si tornerà al lockdown, non per tutti almeno». Walter Ricciardi ha pochi dubbi: il 2022 non sarà l’anno in cui ci libereremo dal virus. Per il consulente del ministro della Salute Roberto Speranza e docente di Igiene all’università Cattolica di Milano, quello che sta per iniziare però è l’anno in cui, grazie ai vaccini, impareremo a controllarlo. Gli obiettivi da centrare sono definiti: spingere le terze dosi, portare avanti l’impegno di convincere i No vax e fare «un salto di qualità» nella gestione delle scuole.

Walter Ricciardi: «Avremo due pandemie, quella dei non vaccinati e quella dei vaccinati»

Il 2021 si è aperto con le prime vaccinazioni ai sanitari e l’Italia in quasi lockdown. Si chiude con Omicron, molte meno morti ma la necessità di una nuova stretta a causa dei contagi. Qual è il suo bilancio?


«Quest’anno ci ha visti combattere, molto e in maniera adeguata. L’onore delle armi, per così dire, ci è stato riconosciuto da tutti. Però abbiamo subito la conseguenza delle scelte sbagliate di altri. Non è un caso che le 3 varianti che hanno caratterizzato il 2021, siano arrivate da paesi simbolo. La prima dal Regno Unito, che non ha fatto nulla per fermare il virus. La seconda dall’India, che aveva abbassato la guardia. E quest’ultima dal Sudafrica, dove si è diffusa perché la copertura vaccinale è minima. Ora finiamo il 2021 con una quarta ondata superiore per casi alle precedenti e la necessità di accelerare sulla terza dose». 


Israele e Germania sono pronte alla quarta dose. Noi la faremo?


«È un discorso prematuro.

Ripeto: ora bisogna accelerare sulla terza dose. Poi sì, ci sarà bisogno di una quarta, ma io la chiamerei “richiamo”. E comunque non si partirà prima di alcuni mesi, a maggio o giugno». 


Dietro l’impennata dei contagi c’è anche il boom di tamponi “pre-natalizi”? E non teme che il boom di quarantene finisca con il frenare il Paese?


«Il sistema di testing e tracciamento resta un perno essenziale della strategia dì contenimento del virus ma dovrebbe avere una regia coordinata da parte di Stato e regioni. Comunque l’attivismo dei cittadini che si auto-cautelano è un bene. Per l’aumento dei casi le norme che abbiamo si sono dimostrate efficaci». 


Diversi Paesi Ue hanno reintrodotto il lockdown. E in Italia? Interesserà solo no-Vax?


«L’impennata dei casi è impetuosa ma grazie al vaccino preme poco sulla rete ospedaliera rispetto al passato. A gennaio andremo oltre i 100mila contagi al giorno. Non credo tornerà il lockdown totale però: le regioni diventeranno arancioni e rosse, con le limitazioni che conosciamo. Ci saranno restrizioni solo per i No vax, perché a pesare sui sistemi sanitari saranno loro».


Servono altre misure? Ad esempio rinviare la riapertura delle scuole?


«Il governo non vuole farlo. Si punterà a un salto di qualità nella gestione delle classi. Oltre a testare e tracciare gli studenti in caso di contatto, per cui ora è in campo il commissario Figliuolo, va migliorata la gestione dell’ambiente. Assieme a mascherine e distanze serve un monitoraggio costante dell’aria con indicatori dell’anidride carbonica che permettano un corretto ricambio d’aria. Se apri le finestre nel momento sbagliato non serve a nulla, se lo fai sempre fai ammalare i ragazzi».


Le pillole anti-Covid? Saranno una svolta?


«Sono una speranza in più rispetto agli anticorpi, perché interferiscono con il ciclo di riproduzione del virus, ma sono da verificare nel mondo reale».

 


Ha avuto un amico o un parente No vax? Ha provato a convincerlo? Ci è riuscito?


«Solo in un caso: la mia domestica. L’ho convinta un po’ con il dialogo e un po’ con la persuasione del Green pass. Lei ora è felice e farà la terza dose con serenità. È la prova che in molti possono essere convinti, è un impegno da portare avanti». 


Il presidente Sergio Mattarella ha lanciato l’allarme sullo spazio concesso ai no vax dai media. Cosa ne pensa?


«È così. Alcune radio e tv gli hanno dato spazio eccessivo, confondendo le carte in tavola».


L’esposizione è eccessiva anche per i virologi? 


«Certo. Ma il problema è che molti non hanno le competenze giuste: i veterinari parlano di virus umani e i virologi dialogano di sanità pubblica».


Ci libereremo mai dal virus?


«Dipende cosa intendiamo: se intendiamo eradicarlo no. Finora ci siamo riusciti solo una volta, con il vaiolo. E in parte con la poliomelite, che persiste solo in Nigeria e Afghanistan. Con gli altri virus bisogna convivere. Ciò però non vuol dire abituarsi a 100 morti al giorno o 50mila casi, ma a normalizzare precauzione e vaccini».

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